Fonte dell’articolo silvestrini.org
San Beda Venerabile
Sacerdote e Dottore della Chiesa (Memoria facoltativa)
BIOGRAFIA
Il nome Beda in lingua sàssone vuol dire uomo che prega. Nacque nel 672 da una modesta famiglia operaia di Newcastle, fu affidato giovinetto a S. Benedetto Biscop, abate del monastero benedettino di Wearmouth. Ordinato sacerdote, fu nello stesso tempo uno dei più sapienti uomini della Chiesa del suo secolo. Le più grandi soddisfazioni della sua vita vennero da lui stesso compendiate in tre verbi: imparare, insegnare, scrivere. Compose opere teologiche e storiche, mantenendosi fedele alla tradizione dei Padri e della Sacra Scrittura. Mentre colla faccia rivolta alla chiesa recitava con fervore e ad alta voce il Gloria Patri, il divino programma della sua vita, gli Angeli si presero la sua bell’anima e la portarono in Paradiso. Era l’anno 735, nell’Abbazia di Jarrow, in Inghilterra. Leone XIII l’ha annoverato tra i dottori della Chiesa.
MARTIROLOGIO
San Beda il Venerabile, sacerdote e dottore della Chiesa, che, servo di Cristo dall’età di otto anni, trascorse tutta la sua vita nel monastero di Jarrow nella Northumbria in Inghilterra, dedito alla meditazione e alla spiegazione delle Scritture; tra l’osservanza della disciplina monastica e l’esercizio quotidiano del canto in chiesa, sempre gli fu dolce imparare, insegnare e scrivere.
DAGLI SCRITTI…
Dalla “Lettera sulla morte di san Beda il Venerabile” di Cuthberto.
Quando giunse il martedì prima dell’Ascensione del Signore, Beda cominciò a respirare più affannosamente e gli comparve un po’ di gonfiore nei piedi. Però per tutto quel giorno insegnò e dettò di buon umore. Tra l’altro disse: “Imparate con prontezza, non so fino a quando tirerò avanti e se il Creatore mi prenderà tra poco”. A noi pareva che egli conoscesse bene la sue fine; e così trascorse sveglio la notte nel ringraziamento. Sul far del giorno, cioè il mercoledì, ci ordinò di scrivere con diligenza quanto avevamo cominciato, e così facemmo fino alle nove. Dalle nove poi movemmo in processione con le reliquie dei santi, come richiedeva la consuetudine di quel giorno. Uno di noi però rimase accanto a lui e gli disse: “Maestro amatissimo, manca ancora un capitolo al libro che hai dettato. Ti riesce faticoso essere interrogato?”. Ed egli: “Ma no, facile, disse, prendi la tua penna, temperala e scrivi”. E quello così fece. Alle tre pomeridiane mi disse: “Nel mio piccolo baule ci sono alcune cose preziose, cioè pepe, fazzoletti e incenso. Corri presto e conduci da me i sacerdoti del nostro monastero, perché voglio distribuire loro questi piccoli regali che Dio mi ha dato”. E in loro presenza parlò a tutti ammonendo ciascuno e scongiurando di celebrare per lui delle Messe e di pregare con insistenza, cosa che quelli volentieri promisero. Piangevano tutti e versavano lacrime, soprattutto perché aveva detto di credere che non avrebbero visto più ancor a lungo la sue faccia in questo mondo. Provavano gioia però perché disse: “È tempo ormai (se così piace al mio Creatore) di ritornare a colui che mi ha creato e mi ha fatto dal nulla, quando ancora non esistevo. Ho vissuto molto e il pio Giudice bene ha disposto per me la mia vita; ormai è giunto il momento di sciogliere le vele (2 Tm 4, 6), perché desidero morire ed essere con Cristo (Fil 1, 23); infatti 1’anima mia desidera vedere Cristo, mio re, nel suo splendore”. E avendo detto molte altre cose per la nostra edificazione, passò in letizia quel giorno fino a sera. II giovane Wiberth disse ancora: “Caro maestro, ancora una sentenza non è state trascritta”. Ed egli: “Scrivi, subito”. E dopo un po’ il giovane disse: “Ecco, ore la sentenza è stata scritta”. E lui allora: “Bene, disse, hai detto la verità; tutto è finito. Prendi la mia testa tra le tue mani perché mi piace assai stare seduto di fronte al santo posto, in cui ero solito pregare, perché anch’io, stando seduto, posse invocare il mio Padre “. E così sul pavimento della sue cella cantando: “Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo” dopo d’aver nominato lo Spirito Santo, esalò l’ultimo respiro, e per essere stato sempre devotissimo nelle loci di Dio sulfa terra, migrò alle gioie dei desideri celesti.
Nota del messale
Beda (Northumbria, Regno Unito, 672/673 – Jarrow, 26 maggio 735) fu un dotto monaco che visse unendo lo studio alla contemplazione e alla penitenza. Nella sua Storia ecclesiastica dei popoli angli narrò la conversione al cristianesimo di quelle popolazioni e la crescita della Chiesa locale.Dal Comune dei dottori della Chiesa o dal Comune dei santi: per un monaco.
Colletta propria
O Dio, che fai risplendere la tua Chiesa con la scienza e la dottrina del presbitero san Beda, dona ai tuoi figli di essere sempre illuminati dalla sua sapienza e sorretti dai suoi meriti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
San Gregorio VII
Papa (Memoria facoltativa)
BIOGRAFIA
Ildebrando (Sovana, Grosseto, 1025/1030 – Salerno, 25 maggio 1085), monaco, chiamato da papa Leone IX a collaborare alla riforma della Chiesa, assunse un ruolo di primo piano nella curia romana. Eletto papa (1073), rivendicò l’autonomia del potere spirituale rispetto a quello temporale ed esercitò una costante sollecitudine nei confronti della Chiesa universale. Dopo aver subìto l’opposizione violenta di Enrico IV, re di Germania e imperatore, morì in esilio.
MARTIROLOGIO
San Gregorio VII, papa, che, portando il nome di Ildebrando, condusse dapprima la vita monastica e con la sua attività diplomatica aiutò molto i pontefici del suo tempo nella riforma della Chiesa; salito alla cattedra di Pietro, rivendicò con grande autorità e forza d’animo la libertà della Chiesa dal potere secolare e difese strenuamente la santità del sacerdozio; per tutto questo, costretto ad abbandonare Roma, morì in esilio a Salerno.
Colletta propria
Dona alla tua Chiesa, o Signore, lo spirito di fortezza e lo zelo per la giustizia che hai fatto risplendere nel papa san Gregorio VII, perché, rifiutando ogni male, ci dedichiamo nella libertà e nell’amore al servizio del bene. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Dal Comune dei pastori: per un papa.
Santa Maria Maddalena de’ Pazzi
Vergine (Memoria facoltativa)
BIOGRAFIA
Maria Maddalena (Firenze, 2 aprile 1566 – 25 maggio 1607), appartenente all’importante famiglia fiorentina de’ Pazzi, divenne monaca carmelitana. Nella sua intensa vita di preghiera e di penitenza, arricchita da esperienze mistiche, sentì profondamente l’urgenza della riforma della Chiesa. Con fervore profetico ed evangelica libertà di parola si rivolse per lettera ad alcune autorità ecclesiastiche del tempo, tra cui l’arcivescovo di Firenze e lo stesso papa Sisto V, sollecitando il necessario rinnovamento ecclesiale, a cominciare dal clero e dai religiosi.
MARTIROLOGIO
Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, vergine dell’Ordine delle Carmelitane, che a Firenze in Cristo condusse una vita nascosta di preghiera e di abnegazione, pregò ardentemente per la riforma della Chiesa e, arricchita da Dio di doni straordinari, fu per le consorelle insigne guida verso la perfezione.
COLLETTA PROPRIA
O Dio, che ami la verginità e hai colmato di doni celesti la vergine Maria Maddalena [de’ Pazzi], ardente del tuo amore, concedi anche a noi, che oggi ricordiamo la sua nascita al cielo, di imitarne gli esempi di purezza e carità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Dal Comune delle vergini: per una vergine.