Fonte dell’articolo silvestrini.org
San Mauro e Placido, monaci
Discepoli del Santo Padre Benedetto (Memoria silvestrina)
BIOGRAFIA
E’ impossibile separare i due primi discepoli di S. Benedetto, poiché entrambi sono stati affidati alle sue cure da parte dei loro genitori: Equizio offre Mauro, e Placido è offerto dal patrizio Tertullo. L’episodio che rese Mauro celebre nella storia dell’ascetica cristiana e religiosa è quello della sua miracolosa obbedienza. Vissuto anche lui a Montecassino, ne fu eletto priore e amministratore. Compì tanti miracoli. Numerosi monasteri, particolarmente in Francia, si sono messi sotto la sua protezione. Negli ultimi anni si dedicò solo alla preghiera e alla lettura, e a settantadue anni, dopo che una pestilenza aveva portato via molti dei suoi monaci, si ammalò e passò santamente al cielo, era verso il 580.
Placido, fin dall’età di sette anni dimostrò intelligenza aperta e cuore docile agli insegnamenti del maestro. Della sua infanzia si racconta che fu salvato da Mauro, per ordine del maestro, dalle acque di un lago. Altro non conosciamo della sua vita. Possiamo senz’altro ritenere che abbia accompagnato S. Benedetto a Montecassino verso l’anno 529, ed ivi sia rimasto, monaco esemplare, fino alla morte. La missione in Sicilia ed il suo successivo martirio si devono ad una leggenda priva di ogni fondamento storico, come appare dalle vicende del suo culto.
MARTIROLOGIO
La memoria odierna non è contemplata nel calendario Universale della Chiesa, viene invece ricordata nel Martirologio Romano; Placido nacque all’inizio del VI secolo ed insieme a Mauro fu uno dei più noti discepoli di San Benedetto, non si conosce molto della sua infanzia, anche se secondo gli agiografi sarebbe nato in una famiglia nobile. Placido era poco più di un fanciullo quando venne posto sotto la paterna guida di Benedetto, che lo curò come un figlio; a Placido è attribuito un celebre episodio miracoloso raccontato da San Gregorio Magno nei sui Dialoghi, mentre Benedetto si trovava nella sua cella in preghiera, Placido cadde nel lago in cui si era recato per prendere dell’acqua potabile, Benedetto ebbe una rivelazione dell’accaduto e chiamò subito il monaco Mauro sollecitandolo a correre per salvare Placido, che fu tratto in salvo dal suo confratello, la straordinarietà dell’evento è data dal fatto che Mauro per effettuare il salvataggio camminò …
… sull’acqua, per intervento miracoloso di Benedetto.
Successivamente Placido confidò che durante il salvataggio aveva visto Benedetto con il suo manto, dal canto suo l’Abate disse sempre che il miracolo si doveva alla fedeltà e all’obbedienza di Mauro; quasi tutto ciò che sappiamo su San Placido è racchiuso in questo racconto di San Gregorio Magno, dato che la sua vita è stata offuscata dalla grandezza di San Benedetto, bisogna però notare come Placido, insieme a Mauro fu l’interprete più pronto della Regola benedettina.
DAGLI SCRITTI…
Dal “Libro dell’esortazione al figlio spirituale” attribuito a S.Basilio Magno, vescovo.
Ascolta, figlio, l’esortazione del padre tuo, porgi il tuo orecchio alle mie parole: prestami volentieri attenzione e accogli con cuore fiducioso tutto quel che vien detto. Desidero istruirti sul combattimento spirituale e sul modo in cui devi combattere per il tuo re. Ascoltami con la massima attenzione e la tua anima non aggravata dal sonno, anzi incitala alla vigilanza e sforzati sapientemente di capire i miei discorsi. Queste parole non provengono infatti da me, ma scaturiscono da fonti divine. Non ti presenterò una dottrina nuova, ma quella che ho imparato dai miei padri. Se la farai entrare nel tuo cuore, il tuo cammino si svolgerà nella pace e non ti avvicinerà nessun male, ma ogni avversità dell’anima si terrà lontana da te.
Se dunque brami, figlio, di combattere per il Signore, cerca di non combattere per nessun altro al di fuori di lui. Come i soldati di un re terreno obbediscono a tutti i suoi comandi, così i soldati del Re celeste devono custodire i precetti divini. Il soldato terreno è pronto e disposto ad andare in qualsiasi luogo venga mandato: quanto più il soldato di Cristo deve obbedire senza indugio al comando del suo Re! Il primo si serve di armi carnali contro un nemico carnale, tu invece hai bisogno di armi spirituali contro il nemico spirituale. Il primo indossa sul capo l’elmo di ferro, ma il tuo elmo sia Cristo che è il tuo capo. Il primo, per non essere ferito, si riveste di una corazza, ma circondati della fede in Cristo a guisa di corazza. Il soldato per la fatica terrena riceve un premio terreno, tu invece per la fatica spirituale riceverai il premio celeste. Infatti il premio celeste spetta al monaco che rigetta lontano da sé le azioni mondane e non si implica degli affari del secolo, militando per Dio. Tu dunque considera per quale re accettasti di combattere, quanto superiore del regno terreno è l’impero celeste, quanto più eccellente della milizia terrestre è il grado della tua milizia. Se pensi di costruire una torre, preparati i mezzi per l’edificio, affinché dopo averlo cominciato possa portarlo a compimento, per non dare motivo alla derisione dei circostanti (cfr. Lc 14,28). Questa torre non viene costruita con pietre, ma con le virtù dell’anima; non ha bisogno di somme d’oro o d’argento, ma di una fedele condotta di vita. Serba un’unica direzione, figlio, se desideri servire all’unico Signore e non cercare di piacere a nessun altro nella vita, se non a lui solo.
Colletta
Noi ti preghiamo, Signore Dio, che dopo averci dato nei santi Mauro e Placido un meraviglioso esempio di vita monastica, tu ci conceda anche di seguirne il cammino e di partecipare con loro al medesimo premio. Per il nostro…