
Fonte dell’articolo silvestrini.org
Nella fede noi credenti riconosciamo il buon Dio come creatore e signore; Lui è la fonte di ogni bene e da Lui provengono i doni che adornano l’esistenza di ogni essere vivente. Tutto ciò viene illustrato dalla parabola dei talenti che leggiamo in questa Domenica. Diverse verità importanti emergono da questo brano evangelico: i doni divini sono affidati in modo e misura diversi ad ognuno di noi, ma tutti devono tendere ad un fine unico, quello di restituirli moltiplicati a Colui che ce li ha gratuitamente elargiti; il datore di ogni bene ripone una grande stima e fiducia in ciascuno di noi, una fiducia che non dovrebbe essere tradita; la legittima attesa da parte di Dio di un rendimento proporzionato a quanto ci viene dato non sminuisce la nostra libertà, ma la esalta e la finalizza a qual progetto universale di salvezza a cui tutto deve tendere. Il rendimento dei conti ci richiama al giudizio finale, all’incontro con il Signore, all’esame sulla nostra fedeltà e sulla nostra operosità: è l’esame finale della nostra vita. Già nel tempo però dovremmo spesso esaminarci per valutare nella luce del Signore l’andamento della nostra vita. E’ opportuno riconoscere con la migliore gratitudine, senza falsa umiltà, tutti i talenti che Dio ci ha dato; dopo questa scoperta dobbiamo interrogarci sull’uso che ne facciamo, ricordando che colui che sotterra il proprio dono è meritevole di condanna.