Fonte dell’articolo silvestrini.org
Una gerarchia inviolabile. ||| Quanto si è scritto e discusso circa i rapporti tra Stato e Chiesa, tra potere politico e valori religiosi! Le polemiche e le incomprensioni non si sono esaurite, nonostante i numerosi trattati, i Concili e i vari concordati. Un primo punto assolutamente inviolabile è il primato dell'uomo al disopra di ogni altro valore temporale. È quanto afferma la Chiesa nella sua dottrina sociale. È stato il messaggio su cui ha imperniato i suoi messaggi il Santo Padre San Giovanni Paolo II che oggi ricordiamo. Quando il Signore Gesù, rispondendo alle solite insidie dei farisei, afferma solennemente: «Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio», vuole dire essenzialmente e innanzitutto che l'uomo è di Dio, gli appartiene perché è sua creatura. Quel «rèndere» a Dio, allora significa tutto ciò che noi esprimiamo con il culto e con la fede, è l'affermazione concreta e storica di una indiscutibile appartenenza e di un assoluto primato. Un primato che non misconosce i diritti e le leggi dello Stato civile, anzi li accetta, li stima ed esorta i fedeli a rispettarli, purché non inficino altri valori essenziali della morale cristiana. Sulla stessa scia s'innesta un motivo di fede e razionale insieme: si conviene ampiamente che i valori dello spirito sovrastino quello del corpo, anche se tutto l'uomo deve poter godere di quel dono prezioso ed inviolabile che è la libertà. Quindi i valori dell'uomo, quelli temporali e materiali, quelli spirituali ed eterni non sono mai completamente scindibili tra loro, si completano invece e si ìntegrano vicendevolmente. Di conseguenza è sempre auspicabile che tra Chiesa e Stato, tra religione e politica si instauri sempre la migliore forma di collaborazione. È una meta questa che richiede un dialogo intelligente, onesto e costruttivo alquanto auspicabile proprio nei giorni nostri…