Fonte dell’articolo Amici Domenicani – Autore Padre Angelo Bellon op.
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Quesito
Caro Padre Angelo,
le risposte che scrive sono infuse di gentilezza, di rispetto, e quindi La apprezzo. Non sono molto praticante, esteriormente – interiormente la Fede è qualcosa che ha sempre posto nel mio cuore e trovo conforto nella dottrina evangelica. Ci sono tante cose su cui, però, sono sgomenta.
Da una banale polemica social, ho appreso qualcosa che ignoravo e che mi ha profondamente scosso, ovvero la scomunica automatica per le donne e madri che portano a termine un aborto.
La scomunica.
Automatica.
Il canone 1398 è così diretto nella sua formulazione, da lasciare senza fiato, anche perché comprende tutti coloro che hanno avuto un ruolo (mi sono chiesta, a questo punto, se la scomunica comprenda anche la persona che, come me, manifesta il suo accordo nei confronti della legge 104 e non ho visto “scappatoie”, se non ipocrite).
La scomunica. Scusi la ripetizione, sono davvero sconvolta. Neanche verso l’uccisore di un bambino già nato la sanzione è così netta.
Netta e crudele, come solo gli uomini (intendo persone adulte di sesso maschile poste ai vertici della Chiesa ove mai sono state ammesse le persone adulte di sesso femminile professanti lo stesso Credo) possono essere nei confronti delle donne.
Non per cattiveria, non lo penso. Penso semplicemente che, pur essendo guidati dalle migliori intenzioni, non sono in grado di esprimere un giudizio su qualcosa che non possono comprendere fino in fondo, perché non lo hanno mai provato e non possono provarlo sulla propria pelle.
Ciò stante, vista la difficoltà, viste le sofferenze psico-fisiche che una donna può trovarsi ad affrontare durante un momento così delicato, come la gravidanza (sono alla mia terza gravidanza, non parlo per sentito dire), per mille e una ragioni che purtroppo esistono e che non possono essere eliminate con una pacca sulla spalla e un “ti siamo vicini”, pur sempre utili quando sinceri, non sarebbe più umano e, soprattutto, più cristiano offrire un sostegno, incondizionato, amorevole, sospendendo ogni giudizio, ovvero lasciandolo a Chi tutto comprende e sa?
Un abbraccio, una spalla su cui piangere, invece dello schiaffo a cinque dita dato dalla scomunica a chi già è a pezzi.
La saluto, La ringrazio per la Sua attenzione.
Edda
Risposta del sacerdote
Cara Edda,
Ti chiedo scusa innanzitutto per il grave ritardo con cui ti rispondo (quasi un anno), ma solo oggi sono giunto alla tua mail.
1. È vero quello che tu dici: non c’è la scomunica per l’uccisione di un bambino già nato e invece c’è per un bambino non ancora nato.
2. La tua domanda porta a domandarsi quale sia il significato della scomunica.
Ebbene, non ha un significato punitivo, ma medicinale.
Questo vale non solo per la scomunica nei confronti dell’aborto, ma per la scomunica in generale.
3. Quando a suo tempo frequentavo i corsi di diritto canonico, il professore ribadiva sempre il carattere medicinale delle censure, e nel nostro caso della censura della scomunica.
Ripeteva sempre: “La Chiesa non è matrigna, ma è madre”.
4. Ciò significa che la Chiesa non ha la preoccupazione di condannare e di mettere fuori dal suo grembo.
Anche nella sua legislazione ha e deve avere un’unica preoccupazione: quella di salvare e non già quella di escludere e mandare all’inferno.
5. Perché allora la scomunica per un aborto e non la scomunica per la soppressione di un bambino già uscito dal grembo della madre?
Il motivo è semplice: nessuno si sogna di uccidere un bambino già nato perché in tal caso si viene condannati dalla società e se viene messi in prigione.
Del resto non c’è la scomunica neanche per chi uccide un adulto e proprio per il medesimo motivo.
6. Allora la motivazione si rende più evidente: poiché lo stato non condanna l’aborto, ma lo legalizza e presta la sua assistenza gratuita perché venga compiuto, induce di fatto a pensare che non vi sia nulla di male.
Mentre a ben vedere non c’è nessuna sostanziale differenza tra un bambino uscito dal grembo della madre e un bambino che per la sua fragilità ha bisogno di essere ancora custodito dentro il grembo della madre.
È un essere umano sia prima del parto che dopo il parto.
7. Per questo i vescovi italiani, in un’istruzione pastorale dell’8.12.1978, avevano scritto: “A chi ben rifletta non può sfuggire il fatto che l’aborto è un omicidio qualificato, perché il nascituro è del tutto incapace di una difesa personale; l’intervento penale della Chiesa si pone a difesa del nascituro, tanto più che lo stato, almeno in alcuni casi, come da noi, non considera più l’aborto come reato, mentre conserva la qualifica di reato per l’omicidio”.
8. Ugualmente Giovanni Paolo II, nell’enciclica Evangelium vitae, dice che “nella Chiesa la pena della scomunica è finalizzata a rendere pienamente consapevoli della gravità di un certo peccato e a favorire quindi un’adeguata conversione e penitenza” (EV 62).
9. Sicché attraverso la scomunica la Chiesa intende dissuadere dall’aborto.
E non solo per il bambino che, dal momento che è esistente, ha diritto alla vita. Ma anche per la madre perché la Chiesa – anche a motivo delle confessioni sacramentali – ben conosce il dramma della donna che ha abortito.
Non si tratta pertanto di darle uno schiaffo, ma di abbracciarla e di scongiurarla dicendo: “Non percorrere questa strada, te lo dico per il tuo bene perché non sarai felice e non sarai più capace di perdonarti”.
10. Che non si tratti di uno schiaffo da dare a “chi è già a pezzi”, lo mostra anche il fatto che la scomunica colpisce anche il medico, l’infermiere e tutti coloro che consigliano o partecipano all’aborto.
Non tocca invece chi si dichiara a favore di una legge che tuteli l’aborto.
Tocca solo chi di fatto procura un aborto.
Il canone è molto chiaro: “Can. 1398 – Chi procura l’aborto ottenendo l’effetto incorre nella scomunica latae sententiae”.
I termini sono molto precisi, non si tratta di interpretazioni arbitrarie.
Per questo si parla di aborto procurato e non semplicemente di aborto.
Desidero ricordare anche che Papa Francesco ha deciso che il peccato di aborto possa essere assolto da qualsiasi sacerdote, mentre prima si trattava di una censura riservata al vescovo.
Dandoti il benvenuto nell’essere capitata sul nostro sito, ti ringrazio di avermi dato l’opportunità di chiarire alcuni concetti.
Ti auguro ogni bene, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo