Il Signore ci parla…

david Kownacki

Ci sono momenti nella vita in cui ci sentiamo completamente soli. Questo di per se’ non sarebbe un fatto grave, ma l’essere umano non è nato per essere solo e perciò odia la solitudine, per questo – fin dall’infanzia – ama circondarsi di persone con le quali condividere i momenti di svago e non solo. Questo indipendentemente dalla sua cultura e dal suo credo religioso o dal fatto che creda o no in Dio.

Che la solitudine venga percepita come una Grazia o come una disgrazia dipende da tanti fattori, primo fra tutti lo stato di salute psico fisico. Più siamo in buona salute, meno la solitudine ci farà paura.

Un altro fattore non certo trascurabile è quello che riguarda la nostra salute spirituale.

Viviamo in un’epoca di rumori. Tutto intorno a noi è rumore, ci circondiamo di rumori: automobili che rombano, clacson, musica assordante, vociare continuo. Il più delle volte parliamo, parliamo… senza dire nulla, perché ciò che più ci preme in quel momento è rompere il silenzio. Avete fatto caso a quanto imbarazzo si crea fra due persone che non si conoscono quando intorno è silenzio? Un imbarazzo talmente coinvolgente da costringerci a dire la prima cosa che ci passa per la testa, pur di riempire il silenzio.

Questo stato mentale deriva dalla percezione di estraneità che abbiamo dell’altro. Tra persone che si conoscono e si vogliono bene questo raramente succede, perché la certezza che l’altro non è una minaccia ci tranquillizza.

Se umanamente questo dato di fatto – l’essere cioè in imbarazzo per i silenzi che si creano con le persone sconosciute – è perfettamente comprensibile, lo è un po’ meno il silenzio che ci atterrisce quando siamo soli. Infatti, non si capisce come mai abbiamo “paura” di qualcosa che non c’è e pertanto non rappresenta un pericolo.

Se riflettiamo però sul fatto che il silenzio ci costringe a confrontarci con quella parte di noi che vive nelle profondità del cuore, ecco allora che il timore del silenzio prende significato.

Non sono molte le persone che sanno star bene con sé stesse. La maggior parte – anche se non lo vuole ammettere – ha molto da rimproverarsi. Non tutti sono abituati all’introspezione, prova ne sia il fatto che trovano noioso avere a che fare con la lentezza e con i silenzi prolungati, perché nel silenzio i pensieri (soprattutto quelli “molesti”) prendono forma e si impongono con la forza dell’uragano.

Ma non solo i pensieri indesiderati si impongono nei momenti di silenzio. Il Signore ci parla nel silenzio.

 Per riuscire a “sentire” la Voce del Signore – sentire non in senso fisico evidentemente – non dobbiamo temere di rimanere soli con noi stessi. Il silenzio non è qualcosa di minaccioso, non è portatore di una solitudine dolorosa ma, al contrario, il silenzio è un dono e come tale va saputo riconoscere ed apprezzare.

Quando abbiamo paura di rimanere soli con noi stessi il più delle volte è perché in noi la voce di Dio è pressante e ci crea un problema.

Per coloro che non credono che il Signore si scomodi a parlare con la Sua Creatura, è più facile pensare che quella voce insistente che si fa strada nella loro mente sia la voce della coscienza. Molti atei od agnostici credono che la voce della coscienza sia l’unica a farsi strada nell’animo umano.

Ma chi dice che la voce della coscienza e quella di Dio non siano la stessa cosa?

Onde sgombrare il campo a facili ironie, ci tengo a specificare che “udire” la Voce di Dio non significa sentirla fisicamente. Chi ha avuto la fortuna di vivere un’esperienza spirituale così importante, ha descritto questo evento come qualcosa di inspiegabile, come una consapevolezza interiore di una Voce potente e profonda, espressa a parole che però non sono parole ma pensieri. Certo, anche alcune manifestazioni demoniache hanno la stessa connotazione, ma i frutti sono totalmente diversi. Per riconoscere che quella è proprio la Voce di Dio bisogna anche riconoscere che il risultato di questa esperienza è Amore e Carità. Diversamente, abbiamo assistito a tutto tranne che ad un qualcosa di Divino.

Una volta ho conosciuto una signora che diceva di avere ricevuto il dono della guarigione tramite l’imposizione delle mani e che il Signore Gesù le parlava più volte durante la giornata fin da quando era piccolina.  Lì per lì sono rimasta affascinata da questa donna, fino a quando non mi ha detto qualcosa che mi ha convinta a non frequentarla più: ha parlato dell’esoterismo come di un modo di vivere la Grazia del Signore, come uno strumento che il Signore ci dà per compiere la Sua Volontà.

Ho capito, allora, che i suoi doni – ammesso che fossero reali – non venivano dal Signore ma dal diavolo.  Ecco perché è fondamentale, prima di gridare al miracolo, analizzare bene quali sono i frutti di quello che – a prima vista – si manifesta come essere un incontro con il Signore.

Tornando al modo con cui il Signore si fa strada nel nostro cuore, è ovvio che sarà sempre molto difficile distinguere la Sua Voce se ci circondiamo sempre di rumore e conduciamo sempre una vita frenetica e mondana. Se per il lavoro che svolgiamo abitualmente siamo sempre immersi nella folla e nei rumori, almeno quando scegliamo la destinazione delle nostre vacanze preferiamo un luogo tranquillo, immerso nella natura, dove il silenzio sia il luogo di incontro con il Signore.

Così come due amanti scelgono luoghi appartati per scambiarsi baci e promesse d’amore, anche la nostra anima ha bisogno del silenzio per dialogare con Dio. Non priviamoci mai di questa possibilità.

Personalmente,  ho avuto modo di vivere un’esperienza particolarmente emozionante durante un pellegrinaggio ad Assisi, visitando il Santuario Francescano di San Damiano. Immerso nel verde di un boschetto, quasi sempre ventoso, questo bellissimo monastero è stato il luogo d’incontro di San Francesco con il Signore. Infatti, si narra che San Damiano fosse un’antica chiesa diroccata che il Santo d’Assisi rimise in piedi per Volontà del Signore, il Quale gli aveva chiesto di riportare ai Sacramenti quel luogo Sacro.

Passeggiando per il viale alberato che circonda il Santuario, nel silenzio del pomeriggio estivo interrotto solo dal ronzare delle api e dallo stormire delle foglie nel vento, ho sentito fortemente la Presenza di Dio in quel luogo. In un certo punto mi son fermata e sono rimasta in ascolto. Il silenzio era talmente potente da farmi intuire una presenza costante, viva e meravigliosamente benefica, come se tutti gli Angeli del Paradiso si fossero dati appuntamento proprio lì.  E’ stata per me un’esperienza indimenticabile.

Sono tornata altre volte a San Damiano, e sempre ho provato una sensazione di pace e serenità ma mai come in quel pomeriggio di luglio di più di trent’anni fa. Il Signore si rivela a noi nei momenti della vita più impensabili.

Questo in particolare è un pensiero che dovrebbe rinfrancare anche quei cuori che si sentono lontani dal Signore. Dio non ci abbandona mai, non perché siamo bravi e facciamo tutte le nostre devozioni per benino (come il fratello del figliol prodigo) ma perché è sempre pronto a spalancare le Sue braccia per accoglierci, soprattutto nei momenti di difficoltà. Il Signore è più grande dei nostri peccati e delle nostre infedeltà, conosce i nostri cuori come e meglio di noi e sa meglio di chiunque altro cosa è meglio per la nostra vita.

Per un’anima sensibile, accorta ai valori dell’esistenza, non è un mistero ciò che avviene in certi momenti. Addestriamoci ad accogliere il meraviglioso nella nostra vita, non accontentiamoci di trucchetti da prestidigitatori o da maghetti di quart’ordine.  Il Signore ci parla, continuamente. A noi il compito di fare spazio nel nostro cuore per accoglierLo.

Non chiudiamoci in un piccolo recinto, quando abbiamo a disposizione l’immensità di una prateria.

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Informazioni su Maria Cristina Pezzuti 38 Articoli
All'alba dei trent'anni mi accorsi che la mia vita era un abisso di nullità... ho chiesto aiuto a Gesù e da quel giorno la mia vita è cambiata, lentamente ma progressivamente ho compreso il valore dei Sacramenti, della preghiera e della testimonianza. Soprattutto ho compreso quanto sia importante testimoniare la propria Fede affinchè altri possano sentirsi meno soli.