Se la materia è grave, il peccato rimane grave sotto il profilo oggett…

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Fonte dell’articolo Amici Domenicani – Autore Padre Angelo Bellon op.

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Quesito

Caro Padre Angelo 
Sia lodato Gesù Cristo 
Rivolgo alla sua attenzione due questioni relative al peccato e alla grazia. Le chiedo di seguire il mio ragionamento.
Noi sappiamo che la grazia dimora in tutti e in particolare opera in coloro che le sono conformi.
Pertanto chi pecca esclude la grazia e chi pecca mortalmente ne esce totalmente, perdendo lo stato di grazia.
Tuttavia è anche vero che la Chiesa ci insegna che a causa di immaturità o incoscienza la colpa per il peccato diminuisce fino quasi ad azzerarsi, come nei bambini.
In tal caso quindi anche se un bambino o un incosciente commette un atto gravemente immorale non è possibile attribuirgli alcuna colpa per tale peccato.
Dunque chiedo: nel caso in cui la colpa per un atto immorale è minima o nulla a causa di incoscienza, il peccatore non perde lo stato di grazia o lo perde lo stesso?
Le chiedo anche: nel caso in cui un uomo commetta un peccato di materia grave, ad esempio adulterio, ma non sia totalmente cosciente della gravità del peccato o sia troppo immaturo per comprendere, in tal caso l’atto, seppure immorale e mortale, non lo sarebbe per quest’uomo a causa della sua ignoranza oppure lo sarebbe egualmente e perderebbe lo stato di grazia? 
Inoltre il catechismo della chiesa cattolica afferma relativamente al peccato della masturbazione: “Al fine di formulare un equo giudizio sulla responsabilità morale dei soggetti e per orientare l’azione pastorale, si terrà conto dell’immaturità affettiva, della forza delle abitudini contratte, dello stato d’angoscia o degli altri fattori psichici o sociali che possono attenuare, se non addirittura ridurre al minimo, la colpevolezza morale” (CCC 2352).
Qui si dice che la colpevolezza per un peccato grave di questo genere può essere ridotto al minino in alcune situazioni.
Ora io chiedo: ma se è così allora è sbagliato dire che un peccato è mortale o veniale, perché dipende dalla persona che lo compie e dalle sue intenzioni.
Per me, ad esempio, commettere masturbazione sarebbe peccato mortale, per un altro peccato veniale a causa di immaturità.
Dunque io penso, mi dica se sbaglio, che nessun atto immorale è di per sé mortale o veniale, ma lo diventa a causa della persona che lo compie e della situazione.
Se commettere atti impuri è di per sé un atto gravemente immorale e disordinato ed è tale che è un peccato mortale per cui perdi lo stato di grazia, allora non capisco perché ad alcuni è diminuita la colpa e quindi non è tolta la grazia.
Se un atto, anche immorale, per diventare peccato mortale deve avere come presupposto la totale consapevolezza della persona che lo compie (CCC 1859), allora nessun atto immorale è di per sé peccato mortale o veniale, ma lo diventa a seconda del peccatore.
Quindi commettere atti impuri è immorale ma non è detto che sia un peccato mortale, perché se li commette un incosciente tale peccato non è considerato mortale, ma solo veniale.
Allo stesso modo commettere omicidio è un atto grave, ma non necessariamente è peccato mortale, ad esempio se lo commette un uomo che non aveva alcuna intenzione mentre guidava un’automobile; dico male?
La ringrazio e la ammiro.
Cordiali e affettuosi saluti.
Paolo


Risposta del sacerdote

Caro Paolo,
1. per compiere un peccato grave o mortale e necessario che siano sempre presenti tre condizioni: la materia grave, la piena avvertenza della mente e il deliberato consenso della volontà.

2. Se la materia è grave, ma chi compie quell’atto non è pienamente consapevole di quello che fa o non ha sufficiente dominio su se stesso, il peccato rimane grave sotto il profilo oggettivo, ma può essere meno imputabile o del tutto incolpevole sotto il profilo soggettivo.

3. Certo, la disposizione del soggetto è sempre determinante nel verificare la responsabilità dell’atto.
Tuttavia l’espressione da te ipotizzata: “un peccato è mortale o veniale, perché dipende dalla persona che lo compie e dalle sue intenzioni” non è corretta perché non evidenzia il primo elemento, la gravità della materia.

4. Mi pare più corretta invece la seguente formulazione: sotto il profilo oggettivo si tratta di un peccato grave, mentre sotto un profilo soggettivo vi può essere una diminuzione di responsabilità.
Ad esempio: se un bambino di quattro o cinque anni dice una bestemmia, ciò che ha detto è una bestemmia, la cui materia è sempre grave.
Sotto il profilo soggettivo invece il bambino è incolpevole perché gli manca la piena avvertenza della mente e il dominio sulla volontà.

5. Tu hai portato il caso dell’adulterio e dici: “se uno non è totalmente cosciente della gravità del peccato o è troppo immaturo per comprendere”…
Non so se si possono verificare casi del genere perché vi sono alcune azioni che subito, appena la mente si sveglia (si escludono pertanto i bambini che non hanno ancora raggiunto l’uso di ragione) percepisce da se stessa i principi morali dell’agire e comprende senza particolari ragionamenti se un’azione sia buona o cattiva.
Tale ad esempio è l’omicidio.
E mi pare che si possa dire qualcosa del genere anche nei confronti dell’adulterio.
Solo un grave deficit mentale può diminuire o azzerare del tutto la responsabilità morale di chi compie una simile azione.

6. A proposito dell’omicidio dici: “commettere omicidio è un atto grave, ma non necessariamente è peccato mortale, ad esempio se lo commette un uomo che non aveva alcuna intenzione mentre guidava un’automobile”.
Per essere più precisi io direi: commettere un omicidio è sempre oggettivamente un peccato grave.
Per la responsabilità soggettiva sarà necessario valutare le disposizioni del soggetto (piena avvertenza della mente e deliberato consenso della volontà) e le circostanze.

7. Circa una domanda specifica che mi hai fatto: se uno compie oggettivamente un peccato grave ma soggettivamente si riscontrano elementi che diminuiscono la sua responsabilità morale, non perde lo stato di grazia.

Ti benedico, ti auguro ogni bene e ti ricordo nella preghiera. 
Padre Angelo

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P.Angelo Bellon op, docente di teologia morale.