Se il matrimonio rimanga indissolubile anche nel caso di violenza o di…

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Fonte dell’articolo Amici Domenicani – Autore Padre Angelo Bellon op.

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Quesito

Salve Padre,
dei non cristiani mi hanno domandato se l’indissolubilità del matrimonio valesse anche in caso di violenza accertata di uno dei due coniugi. A memoria io ho risposto di sì, tuttavia mi è sorto un dubbio.
Vorrei delucidazioni. La mia risposta è stata che nella formula di matrimonio si dice: “nella buona e nella cattiva sorte”. Per cattiva sorte si può intendere un sacco di cose, tipo incapacità del coniuge a gestire l’economia domestica o nel tenersi un lavoro (con conseguenti difficoltà economiche), ma anche appunto iracondia /violenza etc…e quindi l’altro coniuge dovrebbe prendersi la croce di tollerare tutto questo.
Non nascondo che, mentre affermavo queste cose, in realtà non le condividevo nemmeno io.
Spero vivamente che la Chiesa possa fare eccezioni in casi così gravi.
Grazie per l’attenzione. 


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. il matrimonio non è indissolubile per legge ecclesiastica, ma per legge divina e cioè per sua stessa natura.
La donazione di sé che i coniugi si scambiano vicendevolmente nel momento del consenso coniugale è irrevocabile.
In quella donazione c’è una sorta di esproprio di se stessi per cui si dichiara di appartenere definitivamente all’altro.
Da quel momento nessuno più appartiene a se stesso, ma appartiene all’altro coniuge con il quale costituisce una cosa sola.
Tutto questo è vero per la realtà delle cose, perché avviene così, prima ancora di parlare di matrimonio – sacramento.

2. Tutto questo è di legge naturale, di cui autore è Dio.
Ora nei confronti della legge di Dio la Chiesa ha solo da obbedire e da essere ministra.
Gesù stesso ha detto: “non divida l’uomo ciò che Dio ha unito” (Mc 10,9).
Neanche la Chiesa, che è fatta di uomini, ha il potere di rendere nullo un vero e valido matrimonio.

3. Posti questi principi, veniamo al caso particolare che tu hai presentato.
La Chiesa ha sempre riconosciuto che quando la convivenza è impossibile a motivo, ad esempio, della violenza, dei maltrattamenti permanenti o di altri gravi motivi, quando in una parola la convivenza è “cum contumelia Creatoris”, e cioè quando è un insulto permanente nei confronti del Creatore, è possibile, è lecito, e talvolta è anche doveroso separarsi.
In tal modo si cerca di salvare il salvabile.

4. La separazione non dice che il matrimonio non esiste più, perché rimane eternamente valido davanti a Dio.
Ma in alcuni casi, pur riconoscendo l’immutabilità del vincolo coniugale, si giunge alla determinazione che sia più giusto nella attuale e specifica situazione vivere separatamente.
In proposito il Catechismo della Chiesa Cattolica dice che “la separazione degli sposi, con la permanenza del vincolo matrimoniale, può essere legittima in certi casi contemplati dal diritto canonico” (CCC 2383).

5. Santa Rita da Cascia, in presenza di un marito violento, nella consapevolezza che Dio gli aveva dato un uomo, un marito, perché lo custodisse per la vita eterna, non se ne andò di casa.
Ha abbracciato la croce, ha vissuto con i medesimi sentimenti di Gesù ed ha portato alla conversione suo marito nello stesso modo in cui Cristo con il suo comportamento ha portato a conversione il buon ladrone.
Ma i comuni mortali non sono così virtuosi come lo era Santa Rita.
Sicché rimane lecita e talvolta anche doverosa la separazione.

6. In alcuni casi si potrebbe addirittura giungere al divorzio civile non per la presunzione di rendere invalido davanti a Dio ciò che rimane eternamente valido, ma come stratagemma, come un aiuto che legislazione consente, per tutelare meglio se stessi, il bene dei figli o anche lo stesso patrimonio.
In questo senso il Catechismo della Chiesa Cattolica dice che “se il divorzio civile rimane l’unico modo possibile di assicurare certi diritti legittimi, quali la cura dei figli o la tutela del patrimonio, può essere tollerato, senza che costituisca una colpa morale” (CCC 2383).

7. Come si vede, si può trovare una soluzione vera, onorevole e santificante senza arrivare alla conclusione che la Chiesa in qualche caso possa derogare dalla legge di Dio.
Questo non può succedere. Sarebbe oltraggioso nei confronti di Dio.

Ti auguro una serena e Santa Pasqua, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo

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P.Angelo Bellon op, docente di teologia morale.