Video Vangelo per bambini in cartoni animati: https://drive.google.com/open?id=19cTOrhoAiUBrmwq7DGm2x_dRQsCRG5Z_
Ormai è tempo, dice San Paolo nella seconda lettura, ormai è tempo di svegliarci dal sonno perché la nostra salvezza è vicina.
Noi cristiani abbiamo il dovere della speranza e il dovere di non lasciarla spegnere mai. Purtroppo la nostra società e con lei noi stessi, permette il precipitare di tante cose. Scompaiono i valori, scricchiolano le sicurezze, sprofondano le certezze, e, quel che è peggio, nessuno ha voglia di guardare al di là dell’oggi.
La diagnosi e le cause di questo fenomeno di incoscienza collettiva sono state formulate da Cristo. I nostri cuori si sono appesantiti e in essi non c’è più alcuna speranza se non nelle cose che ci possono soddisfare ora e subito, soprattutto se non ci costano fatica.
La liturgia di questo Avvento che iniziamo ci ricorda che c’è un Dio che mantiene la sua parola. Tra i tanti sconquassi che ci costringono ad incassare la testa tra le spalle e chiudere gli occhi, c’è qualcuno che ci invita a sollevare il capo e a scorgere l’aurora della salvezza e della liberazione ormai vicina.
La domanda allora è: dove andremo a finire, ma da dove incominciamo. Paradossalmente si incomincia dalla fine ed è significativo che la prima domenica dell’anno liturgico ci parli della fine del mondo per farci capire che siamo incamminati verso un principio.
Nel deserto del mondo spunta un germoglio, il germoglio della speranza. E il Signore non ci presenta le certezze che oggi molti vorrebbero. Ci presenta germogli che aiutano a crescere e che noi siamo incaricati di far fiorire. E i germogli spuntano anche fra i deserti del mondo, affiorano perfino fra le rovine, si affacciano fra le crepe del terreno più ingrato.
Là, dove si sono spaccati i massi delle certezze più tradizionali, può essere nascosto un seme: è la speranza quella che dobbiamo coltivare, la speranza per non essere condannati a non sperare più.
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