Non so giocare a poker e quindi non ne conosco le regole. So, però, che esiste una cosa che si chiama “rilancio”, quando uno crede o ha carte buone per abbattere l’avversario. E’ un pò quello che ci suggerisce il prologo del Vangelo di Giovanni proposto in questa domenica.
Dio gioca le sue carte alla richiesta che il mondo gli fa e che proviene dalla vita di tutte le persone: richiesta di pace, di dignità, di moralità, di giustizia. E le carte di Dio sono la sua Parola, il suo Verbo, umanizzato in un bambino neonato, fragile e bisognoso. Ma il mondo non lo ha accettato e fa il suo rilancio: vuole un Dio potente, che esaudisca i nostri desideri, che agisca secondo le nostre smanie e i nostri capricci.
Ma il rilancio di Dio è sempre il suo Verbo, luce che illumina e vita degli uomini. Ma le tenebre, dice ancora il Vangelo, non lo hanno riconosciuto. E rilanciamo nel chiedere un Dio che sistemi le nostre cose, che paghi i nostri debiti, che faccia cessare i cannoni costruiti da noi per il nostro interesse.
E Dio viene ancora, in Cristo, ma non trova l’uomo. Mette la sua tenda in mezzo a noi, ma noi non lo accogliamo, abita nelle nostre case, ma non lo riconosciamo.
Amarezza e delusione scaturisce dalla lettura di questo Vangelo. Dio viene, Dio c’è, ma il dramma è che siamo proprio noi a non esserci.
Ma a quanti lo hanno accolto, continua il Vangelo, a quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio. Donaci, Signore, la grazia di riconoscerti e di accoglierti.
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