Perché particolari devozioni o appartenenze a gruppi ecclesiali? Non b…

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Fonte dell’articolo Amici Domenicani – Autore Padre Angelo Bellon op.

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Quesito

Buona sera Padre Angelo!
Ringraziandola per l’aiuto che ci dà con le sue risposte esaurienti, le chiedo se può spiegarmi perché Gesù e la Madonna promettono grazie particolari a chi recita alcune preghiere, o far parte di determinate confraternite. Stavo leggendo per esempio che chi fa parte della confraternita del Santo Rosario è guardato con tenerezza dal Signore; la promessa per chi porta lo scapolare; le promesse di Gesù a Santa Brigida.
Non basta essere fedeli a Dio? Non bastano l’Eucaristia, la Santa Messa, le preghiere, il santo Rosario, la fede in Lui, cercare di amarlo, servirlo, seguirlo?  Chi non è iscritto ha nulla, ha meno meriti, meno grazie? 
Le sono grata se può riordinare i miei pensieri.
La ricordo nella preghiera e ringrazio il Signore di averla messa sulla mia strada!
Grazie Orietta 


Risposta del sacerdote

Cara Orietta,
1. per dire una parola sulle devozioni devo partire da ciò che è essenziale nella vita cristiana.
Ebbene, la vita cristiana va vissuta in unione intima e vitale con Gesù Cristo.
Ciò significa che la prima cosa di cui ci si deve preoccupare è di vivere in grazia di Dio.

2. Perché solo quando si è in grazia l’unione con il Signore è intima.
Infatti solo per mezzo della grazia santificante Dio abita personalmente in noi.
Nella Sacra Scrittura si legge che “Dio non abita in un’anima inquinata dal peccato” (Sap 1,4).

3. Inoltre quando si vive in grazia l’unione con Cristo è vitale perché gli si è uniti come tralci alla vite e tutto quello che si compie è meritorio per la vita eterna.
Non si deve mai dimenticare ciò che il Signore ha detto nell’ultima cena, quasi come suo spirituale testamento: “Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto” (Gv 15,5-7).

4. Fatta questa premessa, va detto che la vita cristiana deve ruotare attorno a Cristo per conformare la propria vita nei pensieri e nei sentimenti con la sua.
Per questo non c’è niente di più fruttuoso e di più santo che la partecipazione ai sacramenti e in particolare all’Eucaristia e alla confessione sacramentale.

5. L’ottimo per la vita cristiana è l’Eucaristia quotidiana. Gli Atti degli apostoli riferiscono che i primi cristiani erano assidui nella frazione del pane (cfr. At 2,42), e cioè nella celebrazione di quella realtà noi chiamiamo Santa Messa.
Ed è proprio a partire da qui, dalla Santa Messa, almeno da quella domenicale e delle altre feste comandate, che si sente l’esigenza di stare in maggiore comunione con Dio, per portare nella vita la luce e la forza comunicata nel sacramento.

6. Ed ecco l’importanza delle devozioni, la cui funzione è proprio quella di aiutare a vivere ciò che si celebra nei sacramenti.
Quando San Paolo dice: “In ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi” (1 Ts 5,18) non fa altro che invitare a mettere in pratica quella grande realtà che porta il nome di Rendimento di grazie, l’Eucaristia.
Proprio a partire di qui nasce l’esigenza di essere facilitati anche da pratiche particolari a tradurre nella vita ciò che si celebra nei sacramenti.

7. I cristiani dei primi secoli si aiutavano a rendere continuamente grazie a Dio dicendo in ogni occasione: “Deo gratias”.
Scrive Sant’Agostino: “Che cosa può esserci di meglio del Deo gratias per salutare lungo la strada o scrivendo? Non si può dire nulla di più breve, ascoltare nulla di più gioioso, comprendere nulla di più grande, fare nulla di più fruttuoso” (Ep. 41,1). 

8. Altre forme di devozioni, come ad esempio il Santo Rosario, stimolano a rimanere uniti ai sentimenti di Gesù aiutati dalla comunione dei Santi, e innanzitutto della beata vergine Maria.

9. Altre devozioni, come la coroncina della divina misericordia, fissano l’attenzione sulla passione di Nostro Signore, resa presente nel sacrificio eucaristico, per applicare i frutti della redenzione ad alcune particolari necessità e alle singole anime.

10. Molte devozioni sono costituite da oggetti da portare con sé, come lo scapolare, la medaglia miracolosa.
Alcune di esse sono suggerite dall’Alto per mezzo di rivelazioni private riconosciute dalla Chiesa.
La Chiesa stessa benedice questi oggetti che diventano pertanto dei sacramentali la cui funzione è proprio quella di rimandare a qualche cosa di sacro e più precisamente a Dio e ad alcune verità della fede cristiana.
Si tratta di cose molto utili perché l’uomo non è fatto solo di anima, ma anche di corpo, e pertanto ha bisogno di vedere e di toccare con i propri sensi.
Queste devozioni possono giovare a tutti a seconda della loro formazione, dei loro obiettivi e della loro sensibilità.
Giovanni Paolo II, che era Papa, ha sempre portato con sé lo scapolare della Madonna del Carmine.
Si tratta di un legame, di un segno visibile e tangibile che ravviva la presenza di Maria e la necessità di affidarsi a Lei in qualunque circostanza.

11. Va riconosciuto che talvolta hanno maggiore presa sulla sensibilità di alcuni fedeli più che i sacramenti stessi.
Di qui l’esigenza di mettere ordine nella vita cristiana per non scambiare per primario ciò che è secondario.
È vero che in alcune persone regna questa confusione.
Ma è anche vero che proprio per mezzo di queste devozioni o appartenenze alcune persone rimangono legate a Dio, sebbene in maniera molto tenue.
Una buona pratica pastorale sa avvalersi di questi aiuti offerti dal Cielo per tenere viva la fede, pur allo stato di lucignolo fumigante.
Finché c’è qualcosa di acceso può sempre divampare qualcosa di più grande, anche nei momenti più impensati e più disperati.

12. Venendo adesso alla tua domanda finale: viene assicurato uno sguardo particolare dal Cielo a chi si attiene ad alcune singole pratiche o appartenenze?
Ebbene, ciò di cui siamo certi è che il Signore si compiace di chi lo ama vivendo in maniera retta.
Se le pratiche devozionali servono a questo, hanno raggiunto il loro scopo. E va riconosciuto che molte persone ne traggono grande giovamento al punto da non poterne fare a meno.
Diversamente si potrebbe correre il rischio denunciato dal Signore quando ha detto: “Non chiunque mi dice: «Signore, Signore», entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Mt 7,21).

Ti benedico, ti auguro ogni bene e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo

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P.Angelo Bellon op, docente di teologia morale.