O’Magazine – «Non parlatemi dei Catholically correct»

magazine dicembre
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Fonte dell’articolo mauroleonardi.it

Abbiamo avuto modo di parlare di O’Magazine a ottobre 2018. Ecco una mia intervista sul numero di dicembre 2018, la pubblico ora, a pochi giorni dall’uscita del mio libro 

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Migliaia di followers sui social network. Un romanzo di cui va orgoglioso e un libro di interviste a peccatori seriali. Si rivolge al mondo con lo sguardo di chi vuole unire, piuttosto che dividere. Ecco don Mauro Leonardi, un prete che cerca il cuore di credenti e trasgressori

La Chiesa del futuro secondo don Mauro Leonardi dovrà abbattere muri ed erigere ponti senza dimenticare secoli di storia. Ma la strada per raggiungere questo risultato è tutt’altro che battuta. Lui si rivolge ai peccatori, al popolo del web e si sente quasi più un romanziere che un prete. Questo è quanto ci siamo detti in una sera d’autunno parlando di ‘O.

Per lei la religione è una cosa seria, o può essere vissuta anche come cultura pop?
Ovviamente essendo un prete… capirà.

Certo capisco.
Per me e per tutti la religione deve essere qualcosa di molto serio. È in uscita un mio libro per Imprimatur (la casa editrice con cui sarebbe dovuto uscire, ora edito con Àncora, ndr) in cui ho intervistato personaggi pubblici cosiddetti peccatori come Rocco Siffredi, Vladimir Luxuria, Alba Parietti e altri. E per tutti loro la religione è una cosa serissima.

Ha intervistato anche Giuseppe Cruciani, giusto?
Esatto. E anche per lui, che si definisce ateo, la parola di Dio è qualcosa di molto importante.

Come si chiama questo lavoro?
Si chiamerà “Peccatori?” (“Chi è senza peccato”?)

Per lei, molto attivo sul web, è più importante scrivere un post o dire Messa?
Non sono cose alternative. Io tutti i giorni faccio un post sulla pagina Facebook del mio blog in cui dico a che ora celebro la messa e pensi che quel post è visto da 120mila persone ogni 24 ore. Come vede non sono affatto un’alternativa. Dire Messa è il centro di tutta la mia vita, ma poi rendo disponibile a tutti la celebrazione anche attraverso i social network.

Ha accennato a un blog che si chiama “Come Gesù”. Perché lo usa?
Il nome di questo blog nasce da un saggio che io scrissi un po’ di anni fa. Inizialmente lo usavo per affrontare le tematiche del libro. Poi si è molto ampliato e oggi attrae migliaia di visitatori. La tematica centrale è quella del rispetto inteso come valore del Cristianesimo: rispettare le diverse opinioni e costruire insieme un percorso comune.

Su Facebook ha 90mila like, niente male.
Questo sulla pagina del blog. La pagina personale (quello dello scrittore, ndr) ne conta 39mila. E a tal proposito torno ad affrontare il tema già citato. Io credo che questa tematica del rispetto sia un’esigenza molto sentita nella società. È un valore molto importante. E ho capito che la gente ha bisogno di rispetto. Esasperare i problemi non porta da nessuna parte. Credo che ci siano molte persone che iniziano a capire questo.

I suoi visitatori sono solo cattolici?
No e questo è un fatto che mi rende molto orgoglioso. Sul mio blog e sulle mie pagine Facebook capita ogni tipo di persona. Spesso mi rivolgo volutamente oltre il confine cattolico.

Perché ha definito il suo blog “non Catholically correct”?
Il Catholically correct è un neologismo che ho inventato. Fa riferimento ai cattolici che spesso vanno contro quello che dico o faccio. Per evitare di fare nomi ho inventato questa dicitura. Sono persone che provengono e hanno una matrice conservatrice. Sono persone spesso molto aggressive e dicono agli altri cattolici, anche preti, vescovi o addirittura il Papa, come devono comportarsi.

Cosa le rinfacciano?
Non condividono quello che faccio. Se per esempio intervisto Rocco Siffredi, come ho fatto per Novella 2000, loro avrebbero voluto che durante il faccia a faccia avessi spiegato quanto sia immorale. Qualcosa che a me non interessava, a me interessava mettere in luce questioni diverse.

Però deve ammettere che dalla Bibbia a Novella 2000 il passo non è proprio breve…
Perché no? Papa Francesco credo abbia rotto il limite del mondo cattolico. Il mondo cattolico è tutto il mondo. Gesù ci dice che dobbiamo arrivare a tutte le creature, fino al confine della terra. Quindi devo riuscire ad arrivare a chiunque. Ai tempi di Nostro Signore la Bibbia era per tutti.

In molti la accusano di inseguire solo la popolarità. Cosa risponde?
Io faccio quello che fanno tutti gli altri preti. Semplicemente quando gli altri vanno a giocare a calcetto e guardano i film, io scrivo e diffondo quello che scrivo attraverso Internet. Il fine di tutto quello che faccio è cercare Cristo. E non lo faccio per popolarità.

I più bigotti si chiedono: «Ma un prete non dovrebbe pregare e basta?». Che ne pensa?
È un’idea sbagliata, tutto qui. Ci sono cristiani che hanno una vita religiosa particolare. Altri che pregano in chiesa, ma che poi hanno una vita normale. Ecco, io cerco i cristiani nella vita normale. Anche se, per correttezza, io seguo anche le suore di clausura. Per farle capire.

Tornando alle interviste che include nel suo ultimo libro, dare spazio a questi peccatori non si avallano le loro idee anticristiane?
Innanzitutto le loro idee, spesso, non sono anticristiane. Sono persone che credono, anche se spesso le loro affermazioni non sono coerenti con la dottrina della Chiesa, questo sì. Ma chi di noi non ha le proprie incoerenze. Poi io ho fatto interviste, non è che condivido le loro idee. L’ho fatto per mettere in luce un aspetto della nostra vita spesso relegata in un angolo. Faccio conoscere il loro pensiero. Nasce così un dialogo. Pensi al rapporto che esisteva tra Papa Francesco e Marco Pannella. La pensavano diversamente sui temi più disparati, ma sulle carceri, ad esempio, erano completamente d’accordo.

Come è cambiato il peccato nell’era dei social network?
Il peccato è assolutamente uguale a prima. Non è cambiato affatto. Soltanto che i social, come mezzi di comunicazione, hanno diffuso anche idee sbagliate. Il libro in uscita si insinua in questo discorso e ha come obiettivo quello di creare ponti. Il filo rosso è chiedere a questi personaggi se c’erano delle azioni che non avrebbero voluto ripetere nella loro vita. Sono nate delle interviste molto interessanti non ai personaggi, ma alle persone.

Una confessione di gruppo…
Può anche chiamarla così (ride). I protagonisti del libro sono oltre a quelli citati Marco Predolin, Lory Del Santo, Serena Grandi, Cristiano Malgioglio, Franco Trentalance, Vittorio Sgarbi, Gianluigi Nuzzi, Nina Moric e Justine Mattera. Comunque la mia passione più grande è quella del romanziere.

Me ne parla?
Lo scorso giugno è uscito un romanzo: Una giornata di Susanna. Parlo di una signora cattolica che quel giorno dice di sì a un amante. Ne viene fuori una riflessione sul suo essere credente. Un intreccio che non svelerò qui, ma che spero smuova l’interesse del lettore.

Cambiamo discorso. Che mi dice delle unioni omosessuali?
Sono un prete cattolico che pensa ciò che detta la Chiesa cattolica. Credo che la Chiesa debba interrogarsi sul perché spesso non vengono accolti, non vengono capiti. Poi c’è il concetto delle unioni civili. Insomma bisognerebbe trovare un modo di dialogare anche con loro.

Eutanasia e aborto?
Sono un prete normale. E su questi punti non la penso diversamente dai miei colleghi. Sono molto felice che Papa Francesco abbia tolto la scomunica sull’aborto.

Oggi è un peccato “normale”.
Prima non era così. Prima se una donna veniva da me e chiedeva l’assoluzione, era un dramma.

Alla luce anche di quello che ci siamo detti, il mondo cattolico oggi è così diviso?
Il mondo cattolico non è affatto diviso come qualcuno vuole far credere. Quello che avviene anche sui social network è uno spazio maggiore dato al dissenso. Quindi emerge quella fetta minoritaria di persone, anche laiche, in disaccordo con il Papa. Cinquanta anni fa c’erano cinquanta persone innamorate del lecca lecca al pistacchio e nessuno ne parlava. Oggi apri una pagina Facebook e i numeri quadruplicano. Papa Francesco, contrariamente a ciò che si pensa, non ama parlare fuori dai confini della Chiesa ma ama parlare ai preti e alle suore con l’obiettivo di abbattere muri e costruire ponti. Cerca punti di contatto con le persone.

Un esempio?
Rocco Siffredi mi ha raccontato che per lui fare il porno attore e avere una moglie e due figli è un grosso problema. Oppure ha raccontato che per lui è un problema che i giovani facciano educazione sessuale guardando YouPorn.

Come vede la Chiesa del futuro?
Spero che un giorno chi è fuori dalla Chiesa cattolica possa dire: «Non sono d’accordo con quello che dicono, ma guardate come si amano». Dobbiamo cambiare il paradigma. Il convincimento non passa più per i ragionamenti, per la dottrina, per i principi. Ma per l’empatia umana. Qualcosa che passa per il cuore delle persone. Lavorare su ciò che si ha in comune. Come è accaduto per Francesco e Pannella. Occorre parlare di lavoro, di solitudine, di bullismo, di ecologia. Non cercare argomenti divisivi.

Si sente un po’ il nuovo don Gallo?
Questa domanda me l’ha fatta anche Vladimir Luxuria. Non saprei, io cerco di essere me stesso. Non voglio essere il nuovo don Gallo, voglio essere don Mauro Leonardi.

Si può dare un voto a un Papa? E se sì, che voto dà a Papa Francesco?
Darei un dieci, ma non voglio passare per papista. Lui vuole togliere al papato l’aura di sacralità. Ma il suo ruolo non è quello di un re o di un imperatore. Papa Francesco non è il Ceo del Vaticano.

E chi è?
Questo dovrebbe chiederlo a lui!

Tratto da O’Magazine numero 9 (dicembre 2018)


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Prete, blogger e scrittore