Non corrisponde a verità quanto un nostro visitatore ha dovuto sentire…

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Fonte dell’articolo Amici Domenicani – Autore Padre Angelo Bellon op.

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Quesito

Buonasera padre Angelo,
questa mattina ho sentito dire dal sacerdote nell’omelia, riguardo alla prima lettura, che “Giobbe non esiste”.
A dire la verità sono rimasto un po’ incredulo, a tal punto di aprire la Bibbia e andare a leggere le pagine introduttive ma non ho trovato nulla di simile.
Vorrei chiederle: come stanno le cose?
Grazie e un ricordo nella preghiera. 
Luca


Risposta del sacerdote

Caro Luca, 
1. hai fatto bene ad essere incredulo di fronte a quell’esternazione del sacerdote nell’omelia.
Quali sarebbero le prove per dire che Giobbe non è mai esistito?

2. Gli esegeti, e cioè gli interpreti e conoscitori della Scrittura, sono di avviso diverso.
La Bibbia di Gerusalemme, che certamente è autorevole, dice: “Il personaggio principale del dramma, Giobbe, è un eroe dei tempi antichi (Ez 14,14.20).
Si pensava fosse vissuto nell’epoca patriarcale, ai confini tra l’Arabia e il paese di Adam, regione famosa per i suoi sapienti e dalla quale provengono anche i tre amici.
La tradizione lo considera un grande giusto (cf Ez.14), rimasto fedele a Dio in una prova eccezionale.
L’autore si è servito di quest’antica storia per ambientare il suo libro”.

3. Giuseppe Ricciotti, il grande biblista italiano, scrive: “La persona e le vicende di Giobbe (che è nominato anche altrove nella Bibbia: Ezechiele 14,14. 20; Tobia nella versione della Volgata 2,12.15; Giacomo 5,11) hanno fornito la base storica su cui è stata appoggiata l’ampia discussione. Ma nulla si sa di preciso circa l’epoca in cui sarebbe vissuto il protagonista, sebbene ad alcuni accenni sembra che egli sia considerato come personaggio assai antico” (La sacra Bibbia annotata da Giuseppe Ricciotti).

4. Molto più circostanziato e con argomenti persuasivi è il nostro domenicano Marco Sales il quale scrive: “Già San Tommaso faceva osservare che vi furono alcuni (in ciò seguiti da parecchi razionalisti e protestanti moderni), i quali pensarono che il libro di Giobbe non riferisse un fatto storico, ma una parabola, o una allegoria, destinata a servire di quadro a una discussione sulla provvidenza.
Egli però aggiunge subito: benché quanto all’intenzione e allo scopo del libro importi poco che la cosa sia stata così o altrimenti (perché non ripugna che Dio possa ispirare anche un libro parabolico), importa tuttavia quanto alla verità. E difatti una tale sentenza è manifestamente contraria alla Scrittura, poiché il Signore dice presso Ezechiele (14,14): “Se in Gerusalemme vi fossero questi tre uomini, Noè, Daniele e Giobbe, essi con la loro giustizia salverebbero le loro anime”. Ora Noè e Daniele furono personaggi storici realmente vissuti, e perciò anche Giobbe numerato con essi deve essere un personaggio storico realmente vissuto, tanto più che dall’apostolo San Giacomo (5,11) e dal libro di Tobia (Volgata 2,12.15) egli viene proposto come modello di grande pazienza.
A ciò si aggiunge che la tradizione comune di tutta la Chiesa, che onora Giobbe come un santo, e ne pone la festa nel Martirologio romano al 10 maggio, e nel Menologio greco al 6 dello stesso mese.
Anche l’indole del libro conferma il carattere storico della narrazione, poiché si riferiscono tanti particolari su Giobbe, sulla sua famiglia, la sua patria, i suoi amici, la sua vita ecc…, che non si incontrano nella Scrittura quando si tratta di parabole o di allegorie.
È chiaro tuttavia, che se l’argomento è storico, esso però fu ornato e amplificato poeticamente, in modo che il libro di Giobbe tiene una via di mezzo tra i libri storici e poetici, partecipando degli uni e degli altri. 
Appartiene alla storia che Giobbe fu oppresso da varie tribolazioni, e con la grazia di Dio le sopportò pazientemente, meritando di essere da Dio ricompensato anche in questa vita.
Storici sono i quattro amici di Giobbe dei quali si indicano la patria e la discendenza ecc…
Storici sono pure i discorsi di Giobbe e dei suoi amici, non solo quanto alla dottrina, ma anche quanto alla forma generale, nel senso che essi corrispondono bene all’indole dei vari personaggi da cui sono pronunziati.
Anche la teofania finale ha tutti i caratteri della storicità; benché si possa anche spiegare in senso metaforico, ossia espressione di una rivelazione interiore fatta a Giobbe da Dio.
Invece la scena dell’inizio, nella quale è rappresentato Satana al consiglio di Dio, è, come si esprime San Tommaso, una rappresentazione simbolica o enigmatica, che può paragonarsi a una visione immaginaria, come quella volta del profeta Michea (2 Re 18,18-22)”.

Con l’augurio che il Signore ti conservi sempre una fede certa e luminosa, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo

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P.Angelo Bellon op, docente di teologia morale.