Morire per Cristo e mai morte fu più soave
A volte si ha un’incertezza e un’indecisa parvenza di indugio verso Dio per la fugacità della vita, ma per chi ha saputo vincere su se stesso sino all’ultimo, per chi ha saputo udire il Suo richiamo la fede non cede e non tradisce.
Nel rifugio della propria anima si sente vigoroso il premurarsi d’incontrare l’Altissimo, che lotta e prega, affinché ancora la Sua luce irradi questa terra e questo cielo.
La nostra debolezza, costruita da tutta l’essenza di Cristo, ascende a Lui per ridiscendere quando si deve compiere opere di bene.
Che importa il patire quando questa sofferenza diviene beatitudine, beatitudine pura di vedere realizzato il voto sublime?
Morire per Cristo e mai morte fu più soave: innalzati sopra lo spazio e sentirsi cullati da una brezza dolcissima, volare ove il ricordo ultimo fece più presa, tutta la paura di un attino e poi precipitarsi tra le braccia del Padre, non tristezze o pianto ma sorga, dall’incendio, un guizzo d’amore e si traduca in nostro gaudio!
Verranno pianti gli innocenti scomparsi per la malvagità umana: essi sono l’olocausto per la preparazione dell’Era nuova.
Una crescente attività di contrasti negherà ad ogni uomo la pace, si offuscheranno tutte le coscienze, si aprirà la porta alla nefasta ingordigia che, come lava di cratere, erutterà e danneggerà, ma per coloro che seguiranno l’orma dell’Intelligente diverranno gli alfieri di un vessillo che mai vedrà il tramonto.
Ogni sacrificio sarà ricompensato ad usura e chi ha fede non dovrà mai dubitare.
Deborah Cotrufo