Mauro Leonardi (Como, 1959) è stato ordinato sacerdote dal 29 maggio 1988. Vive a Roma presso l’Elis centro di formazione per la gioventù lavoratrice accanto alla parrocchia di san Giovanni Battista in Collatino. È cappellano del Liceo dell’Accoglienza Safi Elis. Da anni pubblica racconti, articoli, saggi e romanzi. Scrive su diverse riviste e quotidiani. Il suo blog è Come Gesù
Caro don Mauro, vedo sempre più spesso sacerdoti presenti in tv e nei giornali, impegnati nel dibattito sociale. Ma questo non va contro la missione del sacerdote? Non dovreste solo pregare, fare i sacramenti e dire Messa? (Giulia, Vibo Valentia)
Cara Giulia, no: un sacerdote non può chiudersi in curia o in sagrestia e fare come don Abbondio. L’amministrazione dei sacramenti è essenziale, ci mancherebbe, ma poi il sacerdote, come Gesù, è chiamato a essere un uomo immerso nella realtà del proprio tempo. I nostri missionari, prima di insegnare il Catechismo, insegnano a scavare il pozzo e danno medicine. Non si possono amministrare i sacramenti se non li si cala nella vita concreta della gente. Questo ovviamente va fatto con discernimento e per questo ci sono i vescovi ad aiutare a trovare gli equilibri nei casi concreti. È poi importante anche impegnarsi in quelle questioni che più chiedono la presenza del sacerdote. Come ha fatto da poco il Papa dichiarando sempre inammissibile la pena di morte. Fino a pochi giorni fa il Catechsimo diceva che “L’insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude … il ricorso alla pena di morte, … sebbene i casi di assoluta necessità … siano praticamente inesistenti » (2267). Ora invece la Chiesa insegna, alla luce del Vangelo, che «la pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona», e si impegna con determinazione per la sua abolizione in tutto il mondo. Ecco un modo meraviglioso che il Papa ci insegna, per essere presenti nella vita civile, e non solo rimanere chiusi dentro gli edifici ecclesiastici.