Mi sono imbattuto in una trasmissione dove si affrontava il tema del s…

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Fonte dell’articolo Amici Domenicani – Autore Padre Angelo Bellon op.

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Quesito

Caro Padre Angelo, buonasera, spero che lei stia bene.
Le scrivo questa volta per un paio di dubbi che mi sono venuti riguardo all’ordinazione sacerdotale e al sacramento del matrimonio. Ho letto molte sue risposte riguardo al tema del sacerdozio femminile e so che cosa ne pensa ma il mio dubbio questa volta è più specifico. In pratica su internet mi sono imbattuto in una trasmissione dove si affrontava il tema del sacerdozio femminile (ovviamente questa persona era assolutamente a favore) e uno degli argomenti che ha portato a favore dell’ordinazione delle donne era che secondo lei siccome il sacramento del matrimonio viene amministrato dagli sposi e non dal sacerdote, e siccome quando un sacerdote amministra i sacramenti agisce in persona Christi, ciò significa che al momento del matrimonio anche la sposa per il fatto di amministrare il matrimonio assieme al marito, agisce anche lei in persona Christi. Perciò la sua conclusione era di ammettere le donne al sacerdozio perché già agiscono in persona Christi nel matrimonio, e quindi amministrano un sacramento ma non gli altri, e secondo questa persona si dovrebbe ”ampliare” questa cosa anche agli altri sacramenti. Volevo una sua spiegazione al riguardo, forse il sacramento del matrimonio ha un ”carattere” diverso? Oppure il sacerdote agisce in persona Christi solo quando amministra alcuni sacramenti? Ed è vero che sono gli sposi ad amministrare il sacramento del matrimonio? 
Spero di essermi fatto capire.
La ringrazio molto per avermi letto e per l’eventuale risposta, la ricorderò nelle mie preghiere.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. l’errore in cui è caduta colei che parlava in quella trasmissione è stato questo: non è stata capace di distinguere tra sacerdozio ministeriale e sacerdozio comune dei fedeli.

2. Tutti i battezzati diventano partecipi del sacerdozio di Cristo nel senso che sono capaci di offrire a Dio preghiere e sacrifici spirituali.
In questo senso esprimono quel culto spirituale a Dio gradito di cui parla San Paolo quando dice: “Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale” (Rm 12,1).

3. Tuttavia, come ricorda il concilio Vaticano II il sacerdozio comune e il sacerdozio ministeriale si differenziano tra loro non solo per grado ma per essenza (cfr. Lumen gentium, 10).
Non si tratta soltanto di una maggiore o minore intensità di partecipazione all’unico sacerdozio di Cristo ma di due partecipazioni essenzialmente diverse.

4. Il sacerdozio comune, infatti, si fonda sul carattere battesimale e impegna a servire Dio in spirito e verità con l’offerta della propria vita, con la partecipazione alla Liturgia della Chiesa, con la testimonianza di una vita santa e con una carità operosa.

5. Il sacerdozio ministeriale, invece, si fonda sul carattere impresso dal sacramento dell’Ordine, che conforma a Cristo buon Pastore e capo dell’umanità “per offrire il Sacrificio e per rimettere i peccati”(PO 2 e 13).
In forza di questa loro conformazione e potestà i sacerdoti agiscono in persona di Cristo capoin persona Christi Capitis” (PO 2) e Buon pastore.
Solo i sacerdoti (ed evidentemente anche i vescovi che sono di grado superiore) partecipano della grazia capitale di Gesù Cristo e in ordine a questo ricevono un nuovo carattere.

6. Si tratta pertanto di un potere divino che neanche i diaconi, che pur diventano partecipi dell’ordine sacro, possiedono.
A questo riguardo il Catechismo della Chiesa Cattolica scrive: “La dottrina cattolica, espressa nella Liturgia, nel magistero e nella pratica costante della Chiesa, riconosce che esistono due gradi di partecipazione ministeriale al sacerdozio di Cristo: l’episcopato e il presbiterato. Il diaconato è finalizzato al loro aiuto e al loro servizio.
Per questo il termine “sacerdos” – sacerdote – designa, nell’uso attuale, i vescovi e i presbiteri, ma non i diaconi” (CCC 1554).
Pertanto solo i sacerdoti e i vescovi hanno il potere di agire in persona Christi.

7. Gli sposi sono ministri del sacramento del matrimonio in forza del carattere battesimale e non in forza del carattere dell’ordine sacro.
Sono ministri perché si trasmettono vicendevolmente il consenso.
Ora per esprimere tale consenso non c’è bisogno di un potere divino, perché anche i non battezzati quando si sposano esprimono tale consenso.

8. Questo è così vero che pur essendo ministri del sacramento non causano e non comunicano la grazia, ma si dispongono vicendevolmente a ricevere la Grazia manifestando visibilmente l’amore di Cristo per la Chiesa.
Questa dottrina è espressa anche in Amoris laetitia di Papa Francesco il quale ricorda che questo loro essere immagine dell’amore di Cristo per la Chiesa “invita ad invocare il Signore perché riversi il suo amore dentro i limiti delle relazioni coniugali” (AL 73).

9. Antonio Miralles in un suo prezioso volume sul matrimonio scrive: “Gli sposi non agiscono come i presbiteri in forza di una deputazione, per realizzare un’azione in persona Christi.
Agiscono in nome proprio per realizzare il dono delle loro persone”(Il matrimonio, p. 309). 
E: “La modalità del loro agire sacramentale presenta caratteristiche diverse rispetto al modo di agire dei ministri negli altri sacramenti” (Ib.).

10. Nell’esortazione post sinodale sul compito dei laici nella chiesa, intitolata Christifideles laici si legge: “L’esercizio di questi compiti (offrire sacrifici spirituali, n.d.r.) non fa del fedele laico un pastore: in realtà non è il compito a costituire il ministero, bensì l’ordinazione sacramentale. Solo il sacramento dell’Ordine attribuisce al ministero ordinato una peculiare partecipazione all’ufficio di Cristo Capo e Pastore e al suo sacerdozio eterno” (CFL 23).

11. Mi chiedi se il sacramento del matrimonio imprima un carattere diverso.
La risposta è: il matrimonio non imprime alcun carattere.
Alla morte di un coniuge il matrimonio viene meno. Il coniuge superstite rimane vedovo e può sposarsi un’altra volta.

12. In conclusione, è vero che gli sposi sono i ministri del sacramento del matrimonio. 
Sono ministri del matrimonio in forza del diritto naturale.
E sono ministri del sacramento del matrimonio in forza del battesimo che li ha costituiti partecipi del sacerdozio regale di Cristo.
Per agire in persona Christi non basta essere partecipi del sacerdozio regale di Cristo, ma è necessario essere partecipi del sacerdozio ministeriale, vale a dire della grazia capitale di Cristo e cioè della grazia di Cristo capo e buon pastore.

Ti ringrazio delle preghiere che mi hai promesso. 
Ti assicuro le mie, ti benedico e ti auguro ogni bene.
Padre Angelo

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P.Angelo Bellon op, docente di teologia morale.