L’anno nuovo è nuovo solo se ci sono fatti nuovi, non se ci sono parole nuove. Le energie che spenderemmo nel prospettare a noi stessi o a chi ci è vicino sogni più o meno irrealizzabili, devono essere spesi nel fare il bene che ci è possibile, nell’adoperarci per riparare le situazioni di piccola o grande ingiustizia, di povertà, che ci circondano e che richiedono la nostra azione. Quello che ci è davvero donato è il tempo presente, il qui e ora: è l’unico tempo che possiamo veramente donare perché è l’unico davvero a nostra disposizione. Noi possediamo solo il nostro presente. La promessa di essere migliori, di dire o fare in futuro cose migliori, di essere all’altezza dei nostri sogni, non ha consistenza se ci proietta in un domani di fantasia che sarà inevitabilmente o un delirio o un’umiliazione. Ha consistenza, cioè realtà, solo il passo fatto nell’oggi, nella costruzione della fedeltà a quelle relazioni presenti adesso, quelle che oggi abbiamo la possibilità di rinnovare nel nostro “giorno per giorno”, nel nostro “poco per volta”. Se invece ci illudessimo con dei “propositi” ci proietteremmo su una “eternità” costruita a nostra immagine e somiglianza e finiremmo col danneggiare noi stessi e gli altri. Perché non siamo Dio, siamo creature e la nostra dimensione temporale è quella del presente permeato da speranza e memoria, mai da rimpianto e illusione.
Tratto da Metro