Ho intravisto solo stamattina alcune parole tratte da questo diario di Gabrielle Bossis, è stata per me una scoperta eccezionale, è stato come leggere la parole di un altro bellissimo libro “Quando il Maestro parla al cuore“, il testo scritto in un colloquio tra Gesù e l’anima diventa un invito alla lettura, ecco perché ho scaricato l’ebook “Lui e io” diario spirituale di Gabrielle Bossis e lo condivido con voi, sperando che sia una cosa gradita.
Il diario spirituale di Gabrielle Bossis è un dialogo permanente d’amore tra Gesù e Gabrielle; in questo rapporto confidenziale risalta tutta la bellezza e la delicatezza insite nel desiderio di Cristo di unirsi spiritualmente con le sue creature.
La ricorrente “sete” d’amore da parte di Dio nei confronti delle anime viene qui esaltata dalle continue manifestazioni d’amore di Gesù nei confronti di Gabrielle.
L’attenzione di Dio verso ognuno di noi è sempre mirata e personale, non è mai casuale o generica e nessuno di noi è uno qualsiasi per lui. Non è un caso il titolo del diario “Lui e io”, e in questo “io” ciascuno di noi può riconoscere se stesso come unico e irripetibile: unicamente cercato, unicamente amato.
Il diario di Gabrielle Bossis inizia nel 1936, con i dialoghi trascritti sul transatlantico che la portava in Canada per una tournée teatrale. Sono pagine che donano l’emozione di poter ascoltare la Voce di Cristo, che giunge con la nobiltà di un Mistero sacro rappresentato con semplice essenzialità.
Stralcio di alcuni brani:
23 agosto 1936
Hanno fatto un altare sul pianoforte, io pensavo ai gabbiani e agli aerei, che vengono a posarsi sui piroscafi. Lui:
«Questa volta, è il Cristo».
Durante il penoso rollio, gli dicevo: “Lo sapete bene che tutto è per voi; allora, non ve lo dico”. Lui:
«Bisogna dirmelo, perché amo sentirmelo dire. Dimmelo spesso: quando sai che qualcuno ti ama, sei contenta che te lo dica».
4 ottobre 1936
Montréal. Lui:
«Quando non ti raccogli, è a me che tu manchi» (con una voce così delicata…).
20 marzo 1937
A Lozère:
«Sii amabile, buona, al di là delle tue abitudini. La sposa assomiglia allo Sposo. Ascoltali parlare. A loro fa bene parlare ed essere ascoltati».
Assisi. Durante un “Benedicite”, in cui ero stata molto distratta, Lui mi ha detto:
«Tu credi che sia una piccola cosa? Per me, è grande».
17 giugno 1937
«Tutto nella natura non è che immagine ed emblema. Non hai sentito che l’amante è immagine del mio Amore?».
«Per capire, bisogna ascoltare. Ascolta». «Quanto al mio Amore, non esagererai mai».
«Ricevi sorridendo le piccole prove di ogni giorno: tu metti una fascia sulle mie ferite».
«È perché sei più piccola e più miserabile che ti ho scelto».
Davanti all’Eucarestia:
«Come ho ben guadagnato il Pane dei miei figli! Tu, mangia pure questo Pane, mi è costato caro. Ma Io sono così felice di offrirtelo…».
Nella casa vuota:
«Ma siamo insieme».
«Chi ti ha amato come ti ho amato io? Lo credi, almeno?».
«Soffri nella tua carne unendoti a me, come se io fossi stato deriso e flagellato stamani».
26 giugno
«Credi forse che Io non abbia bisogno di tenerezza, perché sono Dio?».
«Credi che io rimanga in silenzio con quelli che cercano di parlare con Me? Parla con Me!…».
«Ti mando queste piccole Grazie perché tu ti avvicini a Me. È come se Io suonassi il campanello della tua casa».
Un neonato cinguettava nella sua carrozzina mentre i genitori erano allo sportello della Posta. Lui mi ha detto:
«Il tuo amore non è che il balbettìo di un piccolino».
26 agosto 1937
Dopo la Comunione. Avevo dei dubbi…
«È perché sono Dio che non avrei il diritto di parlare alle mie creature?».
1 settembre 1937
«Senti questi piccoli cardellini sugli alberi? Parlano a bassa voce, senza interruzione. Mormorio di uccelli. Parla con me a bassa voce, senza interruzione. Mormorio di anime».
«Prendi il sangue che cola dalle spine e lavane il mondo.
Ascolta, e intenderai».
«Cosa ti resta da fare sulla terra, se non amare il tuo prossimo per Me?».
«Vai al di là di te stessa».
«Sii la più umile, la più semplice».
16 giugno 1939
Pensavo a coloro che mi avevano amata con tanta bontà.
«Ma questi ti lasciavano talvolta. Io, non ti lascio. Tu sei sempre nei miei pensieri». «Sai tu che cosa è l’amore di un Uomo-Dio che chiama? che chiede il vostro amore? e che sente in risposta solo il riso che insulta?».
26 dicembre 1939
Dopo una riunione di giovani:
«Prendi la tua anima nelle tue mani e guarda la tua giornata. Pesa l’amore che mi hai dato nel corso delle ore. Ricordati: Sarete giudicati sull’amore».
Dopo la Comunione:
«Cerca di evitare le più piccole colpe. Questo è il tuo lavoro, perché sei chiamata alla santità, e la santità è l’assenza di ogni macchia volontaria. Lavoro d’amore, d’amore, capisci?».
Via Crucis, 1a stazione:
«Mi condanneresti a una morte certa, se nel tuo spirito il disordine dei pensieri terreni oscurasse il pensiero di me».
23 maggio 1943
Dopo la Comunione:
«Capisci? Tu lo sai, non hai spesso l’occasione di buttarti in acqua per salvare qualcuno. È nelle piccole circostanze che devi dedicarti al prossimo per l’amore mio. Un piccolo gesto. Dell’affetto. E del fascino. È l’intenzione che guardo in te. L’intenzione, capisci? Sarò indulgente, se il risultato non è perfetto».
18 ottobre 1945
«Mettiti di fronte al mio volto. Ora, svolgi la tua anima. Distendila come un tessuto dispiegato ricordando le tue colpe. Quelle di ieri, quelle di oggi. Tu me le mostri senza dire nulla. E tuttavia, è una preghiera; te ne stai umile dinanzi alla tua miseria ostentata ed è la preghiera più eloquente.
La voce del giusto si leva durante il giorno e durante la notte. Qual è il suo grido, se non quello
dell’umiltà?
Vedi? Anche le tue mancanze possono avvicinarti a me. Sèrvitene per farne amore di riparazione, amore di contrizione. Tutto deve portare all’amore.
E mi incontrerai. Non avrò fatto, io, più che metà del cammino?».