L’Angelo che comunicò i tre pastorelli di Fatima dove prese l’Eucarist…

logo amicidomenicani bozza scritte crop


Fonte dell’articolo Amici Domenicani – Autore Padre Angelo Bellon op.

Questo articolo è disponibile anche in:
Italiano

Quesito

Carissimo p. Angelo,
la saluto cordialmente e la seguo sempre nel sito tra domande e risposte che aiutano tutti nel cammino della fede. Sono una passionato delle apparizioni della Vergine Maria a Fatima e facendo delle ricerche sull’apparizione dell’angelo mi sono imbattuto in una domanda (con relativa sua molto bella risposta…molto bella) che le è stata posta: “perché l’Angelo a Fatima ha comunicato Giacinta e Francesco con il calice mentre Lucia venne comunicata con la particolare consacrata?”.
Da qui desideravo porle ancora una domanda di approfondimento: secondo lei dove l’angelo prende la santa Eucaristia con la quale comunica i pastorelli?
La ringrazio di cuore.
don Claudio


Risposta del sacerdote

Caro Don Claudio,
1. secondo la tradizione, Maria Maddalena con gli altri membri della famiglia di Betania e altri discepoli, fu messa in una zattera in balia delle onde che approdò alle rive del Rodano, nel sud della Francia.
Giunti lì, quei discepoli del Signore si diedero alla predicazione.
Dopo qualche tempo la Maddalena si ritirò in una grotta in una montagna rocciosa dedicandosi alla penitenza e alla contemplazione.
Sempre secondo la tradizione veniva nutrita da un angelo che ogni giorno le portava la Santa Comunione.
Saziata di questo cibo celeste, non avvertiva più fame di altri cibi terreni. Questo durò per circa trentatré anni.
Anche qui sorge la domanda: dove l’angelo dove prendeva l’Eucaristia per nutrire la Maddalena?

2. Sappiamo dalla storia, e non soltanto dalla tradizione, che anche Santa Caterina da Siena fu nutrita dell’Eucaristia direttamente dal cielo.
Ecco la narrazione di Giovanni Joergensen che si rifà ad una lettera del Beato Caffarini, uno dei confessori di Santa Caterina.
“Poi passò a qualche tempo e venne la festa per la conversione di San Paolo, il 25 gennaio.
Caterina, che aveva da poco lasciato il letto e, più che andare, si trascinò fino a San Domenico. Contro il suo solito, era abbattuta, una strana debolezza quasi la paralizzava; si sentiva senza fede, senza speranza, senza amore, senza devozione, indegna di entrare nella casa del Signore. L’umiltà del pubblicano, che aveva fatta sua in un grado così alto, pareva l’annientasse; invece di raggiungere le mantellate nella solita cappella, si ricantucciò in disparte, vicino alla porta, davanti ad un altare abbandonato.
Dalla sacrestia uscì un sacerdote per offrire il santo sacrificio nella Cappella delle Volte, ma Caterina non osò tenergli dietro; però una delle suore, che l’aveva vista, venne a prenderla e quando arrivò il momento della Comunione, anch’ella si avanzò con le altre verso l’altare. Tuttavia il prete finse di non vederla e passò oltre senza comunicarla, volendo evitare una crisi di pianto e un’estasi in chiesa, e così Caterina dovette tornare al suo posto, senza aver partecipato al celeste convito.
Né miglior sorte le toccò quando, più tardi, due altri sacerdoti vennero successivamente a dir messa nella Cappella: il priore del convento, Bartolomeo Montucci, che era anche direttore spirituale delle mantellate, aveva semplicemente ordinato che quella mattina Caterina non fosse ammessa alla sacra mensa.
“Rigettata dai sacerdoti, fu accolta dal suo Signore, dice il Caffarini. Senza lasciarsi andare all’indignazione e alla collera per questo vergognoso rifiuto, ella rimase tranquillamente inginocchiata al suo posto, come un agnello nero in mezzo a un gregge candido.
D’improvviso una luce celeste l’abbagliò, e vide in uno sfondo d’oro – come in una tavola d’altare di Sano Di Pietro o di Matteo di Giovanni – Dio Padre e Dio Figlio, assisi l’uno accanto all’altro su un trono di gloria, e lo Spirito Santo aleggiare su di loro in forma di colomba.
Poi, in quello splendore, apparve una mano di fuoco che teneva un’Ostia di una bianchezza abbagliante, e una voce pronunziò le parole solenni dette da Nostro Signore Gesù Cristo “la notte in cui fu tradito, quando, avendo preso il pane con le mani Sante e venerabili, rese grazie, lo benedisse, lo partì e lo distribuì ai discepoli, dicendo: prendete e mangiate, questo il mio corpo”.
Tuffata nell’oceano di luce della Santissima Trinità Caterina sentì l’Ostia santa passare come un carbone acceso tra le sue labbra e penetrarle nel petto come una scintilla di fuoco” (Santa Caterina da Siena, pp. 139-140).

3. Dunque la consacrazione avvenne in cielo.
Non c’è da meravigliarsi di questo perché anche la manna piovve dal cielo per intervento divino.
Dice la Sacra Scrittura: “Invece hai sfamato il tuo popolo con il cibo degli angeli, dal cielo hai offerto loro un pane già pronto, capace di procurare ogni delizia e soddisfare ogni gusto” (Sam 16,20).

4. Quel pane era prefigurazione dell’Eucaristia.
Allora, come il Cielo è stato capace di mandare la manna, così è capace di mandare anche l’Eucaristia.

5. Altre volte invece il Signore le portò la comunione prelevando un pezzo dalla particola che il beato Raimondo aveva spezzato al momento dellafractio panis.
Ecco come il beato Raimondo narra l’evento: “Dopo la consacrazione, recitato il Pater noster, spezzando secondo il rito della chiesa la sacra Ostia prima in due parti e poi una delle due parti in altre due, nella prima divisione non avvennero due parti ma tre, due grandi e una piccola la quale, da quanto mi ricordo, era grande come un fagiolo. Non ho però nessun dubbio che in quella piccola parte ci fosse il vero sacramento. La particella, lo vidi bene, saltò al di fuori del calice sul quale si frange l’Ostia e mi parve che cadesse sul corporale, perché osservai che era volata al basso aldilà del calice verso il corporale; ma dopo non potei più vederla.
Lì per lì credetti che non la potessi rivedere per la bianchezza del corporale e seguitai a rompere l’altra parte dell’Ostia. Detto l’Agnus Dei, e consumate le sacre Specie, allora ebbi libera la mano destra, subito la stesi sul corporale aldilà del calice dove avevo veduto cadere la particella. Tocca con le dita, tastai di qua e di là per il corporale, ma non mi riuscì di ritrovarla. Addoloratissimo, continuai quello che dovevo fare, e terminato il sacrificio, di nuovo la ricercai toccando e palpando il corporale in tutti i versi; ma per quanto lo facessi con diligenza e a lungo, non potei trovare nulla. Divenuto ancora più mesto e addolorato fin quasi alle lacrime, pensai di terminare la messa per non fare aspettare i fedeli, e poi cercarla con più calma da tutte le parti dell’altare, quando questi se ne fossero andati.
Ciò fatto, e partiti i fedeli, ricercai sul corporale e minutamente in ogni parte dell’altare, ma non mi venne sott’occhio alcunché di somigliante a quella particella. Poiché davanti a me stava un grande dipinto con immagini di Santi, non potevo sospettare che la particella fosse potuta volare aldilà dell’altare, benché l’avessi veduta bene andare da quella parte; tuttavia, per maggior sicurezza, guardai attentamente diligentemente, ma non trovai nulla. Così addolorato e in affanno, ritornai in sacrestia, deposi le sacre vesti con l’intenzione di andare diritto dal priore e sentire il suo parere. (…)
Quando vidi Caterina riprendersi dall’estasi, dissi: “Mamma, veramente io penso che tu sia quella che ha portato via il frammento della mia Ostia”. E lei sorridendo: “Non mi date questa colpa, padre! È stato un altro, non io! In ogni modo vi avverto che quel frammento non lo troverete più”.
La costrinsi a dirmi senza sottintesi tutto ciò che lei ne sapeva e mi disse: “Padre, non vi date nessun affanno per quel frammento perché a dire il vero, come si deve a un confessore e padre spirituale, esso fu portato a me e porgendomelo Gesù Cristo, l’ho preso io. Le mie compagne, perché non si mormorasse, non volevano che stamani facessi la Comunione, e io, per non rattristarle con lo scandalo degli altri, sono ricorsa al benignissimo mio Sposo, il quale, facendomisi vedere, mi ha offerto misericordiosamente il frammento che vi ha fatto perdere e l’ho ricevuto dalle sue santissime mani.
Rallegratevi dunque in lui perché non vi è accaduto nulla di male, e a me oggi è stato fatto un tal dono che fino al buio voglio cantare in ringraziamento le lodi del Salvatore” (Legenda major, Vita di Santa Caterina da Siena, nn. 319-322).

6. Ecco dunque le due possibilità: può essere stata consacrata in cielo e portata per mano di un angelo in terra, oppure può essere prelevata da altre particole consacrate.

7. Gli eventi riguardanti Santa Caterina da Siena sono eloquenti.
Il Signore continua ad insegnarci tante cose anche attraverso
la vita dei Santi.

Ti ringrazio di avermi dato la possibilità di esporre questa spiegazione, ti auguro ogni bene e ti ricordo nella preghiera perché il Signore benedica sempre più il tuo prezioso ministero.
Padre Angelo

Dona

Aiutaci con una donazione, con un tuo piccolo contributo ci aiuterai a mantenere in vita il nostro sito web e ad attivare nuovi servizi. Grazie, Dio ti benedica!

Lode a Te App

Lode a Te App

Lode a Te App è un app semplice che raccoglie articoli, catechesi, video, audio, podcast, in un unica e app completamente GRATUITA! L’app è compatibile con tutti i dispositivi Android

Scarica Lode a Te App per Android

Video Recensione del mio libro

Informazioni su Padre Angelo Bellon op 1219 Articoli
P.Angelo Bellon op, docente di teologia morale.