La prova della fede

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Cari fratelli, la prova più dura è la fede, oggi più che mai. L’uomo ha compiuto grandi scoperte, ha fatto grandi progressi in tutti i campi, dalla medicina alla tecnica alle scienze, ha sconfitto la povertà in molte parti del mondo, ma è stato proprio questo grande progresso a far venir meno la fede. Caino nella Bibbia è il fondatore della civiltà ed esso significa possesso, sensualità, ed esso uccide, Abele che è la relatività a Dio. Gli antichi riferivano ogni discorsi a Dio, i moderni all’uomo. Per questo la massima che per gli antichi filosofi religiosi, attribuita a Protagora, cioè l’uomo misura di tutte le cose, era l’apice della follia, oggi si legge addirittura nelle encicliche dei papi.
La mancanza di fede provoca disastri ovunque: le follie dei giovani, i suicidi, gli aborti, la sensualità diffusa, persino tra i sacerdoti. Il detto comune tanto non ci è niente provoca grandi disastri, attenuati solo da quella fugace speranza borghese che rende momentaneamente felici quando i desideri sono appagati. Qualche buon libro, ecco però qualche luce, insegna ancora ai giovani che per tante cose gli antichi si regolavano in molte cose, soprattutto in materia di fede, di morale, di costumi, meglio dei moderni, e per questo riscoprire cose come la fede autentica, il rosario, la devozione alla Madonna, anziché essere segni di essere tagliati fuori dalla storia, forse possono essere il segnale di essere persone che ancora resistono alla cultura di morte che ovunque ci circonda, e se anche questo sforzo durerà poco, solo così avremo fatto fare un passo in avanti alla chiesa, alla nostra vita ed alla civiltà.
La vita breve, ma luminosa del Beato Acutis scalda più di una vecchiaia che marcisce nei languori di una vita priva di orizzonti di fede. Il vero progresso è tale, quindi, solo se non fa venir meno la fede. Ma la fede è un dono, chiediamola nella preghiera, vecchi e giovani insieme.
Se vogliamo, fino a qui, fede come storia, siamo nelle convinzioni “politiche”, cioè nella mia congeniale e “professionale”, direi, concezione liberal-conservatrice. Se vogliamo andare oltre, e proiettarsi nel futuro, potremmo dire che dopo le sbornie novecentesche della rivoluzione e dell’economicismo tout court, che portano sempre fuori dal centro divino di sé stessi e oltrepassando, più recentemente, lo scientismo che si adagia su una comprensione solamente razionale, ci si potrebbe ribellare a questo appiattimento, proponendo con Bultmann una fede pura e verticale che non si appoggia né sulla ragione storica, né su quella filosofica, e questa forse, misticamente, io la vedo tangente al genio femminile,  e quindi mariano, della chiesa più di quanto possa sembrare nella sua apparente eterodossia.

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Informazioni su Enrico Monaci 5 Articoli
Sono un laico domenicano dal 1996 e faccio parte come socio sostenitore della Associazione mariologica interdisciplinare dal 2008. Ho pubblicato alcuni libri, soprattutto di poesia religiosa.