Fonte dell’articolo Amici Domenicani – Autore Padre Angelo Bellon op.
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Quesito
Reverendissimo Padre Angelo, pace e bene nel Signore.
Spero con tutto il cuore che lei e i suoi confratelli reverendissimi stiate bene.
La saluto e la ringrazio profondamente per il servizio offerto e per tutte le (molte) risposte che fino ad ora mi ha fornito.
Oggi mi permetto di disturbarla per questo:
secondo Tommaso d’Aquino, durante la transustanziazione, tutta la sostanza del pane e del vino diventano la sostanza del corpo e del sangue di Cristo.
Tuttavia gli accidenti del pane e del vino rimangono tali.
Mi domando come questo possa accadere: gli accidenti non ineriscono necessariamente ad una specifica sostanza?
Se muta la sostanza, non dovrebbero mutare anche gli accidenti?
E’ una curiosità un po’ filosofica, che non intacca ovviamente il Dogma.
In fondo lo stesso Tommaso affermava che era per pura Fede (e quindi non per filosofia) che si giunge a questo.
Come devoto dell’Eucarestia mi è venuto questo dubbio. Per capire meglio.
La ringrazio e la abbraccio con tutto il cuore nel Signore nostro Dio e nella Santissima Vergine Maria.
Le chiedo la cortesia di una benedizione.
Con affetto.
Daniele
Risposta del sacerdote
Caro Daniele,
1. i ragionamenti che mi hai presentato sono esatti.
Se scompare la sostanza, scompaiono anche le apparenze della sostanza.
Le apparenze, che in gergo teologico sono chiamate accidenti, non possono stare in piedi da sole come non ci può essere il peso o il colore del pane se non c’è la sostanza del pane.
2. Ora con la consacrazione nell’Eucaristia la sostanza del pane e del vino si converte nella sostanza del corpo e del sangue del Signore.
Ebbene, se la sostanza del pane non rimane più su che cosa si appoggiano allora le apparenze del pane del vino?
3. Ecco la risposta di San Tommaso: “Gli accidenti del pane e del vino, la cui permanenza in questo sacramento dopo la consacrazione è constatata dai nostri sensi, non hanno il loro soggetto nella sostanza del pane e del vino, la quale, come si è detto sopra, non rimane. (…).
È poi evidente che questi accidenti non hanno il loro soggetto nella sostanza del corpo e del sangue di Cristo; perché la sostanza del corpo umano non può rivestirsi in alcun modo di tali accidenti; inoltre non è possibile che il corpo di Cristo glorioso e impassibile subisca dei cambiamenti per rivestirsi di tali accidenti.
Perciò si deve concludere che in questo sacramento gli accidenti rimangono senza soggetto.
E la cosa è possibile per virtù divina” (Somma teologica, III, 77, 1).
4. Poi porta la motivazione per affermare che non si tratta di una cosa irragionevole: “Poiché l’effetto dipende più dalla causa prima (Dio) che dalla causa seconda (la sostanza del pane): e così Dio, che è la causa prima della sostanza e dell’accidente, con la sua infinita virtù può conservare nell’essere l’accidente anche quando sia venuta meno la sostanza, la quale lo conserva nell’essere in qualità di causa propria; cioè come può produrre senza le cause naturali altri effetti delle cause naturali: come formò, p. es., un corpo umano nel seno della Vergine “senza concorso d’uomo”” (Ib., III, 77, 1).
5. Ulteriormente dice: “Ora, in questo sacramento non viene concesso agli accidenti di essere senza soggetto in forza della loro essenza, ma per la virtù divina che li sostenta. Quindi non cessano di essere accidenti; perché né si toglie ad essi la loro definizione, né si attribuisce ad essi la definizione della sostanza” (Ib., ad 2).
Con l’augurio di accompagnare la penetrazione dottrinale con l’adorazione e l’amore verso questo Santissimo Sacramento, ti benedico secondo le intenzioni che hai chiesto e ti ricordo volentieri nella preghiera.
Padre Angelo