Fonte dell’articolo Amici Domenicani – Autore Padre Angelo Bellon op.
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Quesito
Carissimo Padre
una domanda mi inquieta: in che modo il suffragio dei defunti agisce se l’anima del morto è da subito giudicata?
Da quello che so, quando muore una persona la sua anima si separa dal corpo e subito compare davanti a Dio per ricevere un primo giudizio ossia: paradiso, purgatorio oppure inferno. Alla fine dei tempi, con il ritorno di Cristo anche i corpi risorgeranno e si uniranno all’anima laddove essa si trova (secondo giudizio).
Ma in questo modo, se il primo giudizio avviene subito alla morte, in che modo possono evitare la dannazione le preghiere, le Messe e le opere di carità che per forza di cose non possono essere fatte “all’istante zero” in cui la persona muore? Tutte queste opere infatti avvengono quando ormai il primo giudizio è già stato fatto, ossia nell’istante della morte.
Spero di essermi spiegato. Grazie e un cordiale saluto
Ettore C.
Risposta del sacerdote
Caro Ettore,
1. le nostre preghiere giovano ai defunti solo se si trovano in purgatorio o in paradiso.
2. Giovano a quelli che si trovano in purgatorio perché si tratta di anime sante, anche se sono nella purificazione.
Proprio perché sono sante, sono in grazia di Dio.
E allora in forza della carità che ci fa essere un solo corpo, possiamo aiutarci gli uni gli altri nel medesimo modo in cui il beneficio di una parte del nostro corpo giova a tutto l’organismo.
3. Nel Catechismo della Chiesa Cattolica si legge: “Questo insegnamento poggia anche sulla pratica della preghiera per i defunti di cui la Sacra Scrittura già parla: “Perciò (Giuda Maccabeo) fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato” (2 Mac 12,45).
Fin dai primi tempi, la Chiesa ha onorato la memoria dei defunti e ha offerto per loro suffragi, in particolare il sacrificio eucaristico, affinché, purificati, possano giungere alla visione beatifica di Dio.
La Chiesa raccomanda anche le elemosine, le indulgenze e le opere di penitenza a favore dei defunti” (CCC 1032).
4. Subito dopo viene riportata una bella affermazione di San Giovanni Crisostomo: “Rechiamo loro soccorso e commemoriamoli. Se i figli di Giobbe sono stati purificati dal sacrificio del loro padre, (cfr. Gb 1,5) perché dovremmo dubitare che le nostre offerte per i morti portino loro qualche consolazione?
Non esitiamo a soccorrere coloro che sono morti e ad offrire per loro le nostre preghiere” (San Giovanni Crisostomo, Homiliae in primam ad Corinthios, 41, 5).
5. Il medesimo Catechismo Cattolica aggiunge: “La nostra preghiera per loro può non solo aiutarli, ma anche rendere efficace la loro intercessione in nostro favore” (CCC 958).
6. Se questo vale per le anime del Purgatorio, quanto più non vale per quelli che si trovano in paradiso: la nostra preghiera per loro apre un varco nel cielo e rende efficace la loro intercessione a nostro favore.
Non è bello?
7. Pertanto possiamo giovare anche a quelli che si trovano in paradiso accrescendo la loro gloria accidentale, come dicono i teologi.
Se la gloria essenziale consiste nel conoscere, nell’amare e nel possedere Dio in maniera definitiva (questa gloria non può crescere né diminuire), la gloria accidentale consiste nel dare loro la possibilità e la gioia di dispensare grazie dal cielo.
La loro gloria accidentale può crescere fino al momento del giudizio universale.
Raccomandandoci alla loro intercessione facciamo del bene a noi e lo facciamo anche a loro!
Ti benedico, ti auguro ogni bene e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo