
Il Verbo si è fatto carne per salvarci
Nella piccola chiesa i rintocchi della campana arrivano giulivi e festanti, insieme all’udire delle voci argentine dei bimbi.
Tutto si fonde col profumo dei fiori e con il raggio che, partendo dall’altare, irradia le anime in Dio fedeli.
E’ questa l’ora del sommo bene venuto in terra a mostrare il miracolo.
Ci sentiamo sospinti verso il Verbo che si è fatto carne, raggianti di gioia, anelanti di amore per Lui, abbandonati tra le braccia sue che ci preparano alla dolce festa.
La stella cometa si avvicina alla terra.
Suoneranno le mille e mille campane, ma la nostra anima serberà il ricordo di una sola che annunzierà la dolce novella.
Eccoci alla vigilia del Mistero gaudioso, come si appressa alla terra il Redentore dalla nostra bocca esce l’osanna, l’osanna ripetuta nei secoli: “Gloria a Dio ed agli uomini di buona volontà“.
Sembra che una cortina di fuoco e fiamme dividano ormai lo spazio divino dal mondo, ma non sarà per chi ha creduto in Lui questa visione di tempesta:
chi si è approssimato avrà il giusto riflesso di quello che dovrà accadere.
Ci sentiamo legati, incorporati nell’essenza che trascolora e detta il rituale armonico come se,
in un abbraccio, si riunissero cielo e terra e l’armonia della preghiera s’alzasse a ringraziamento perpetuo.
Nasce il Divino,
le sue carni sono tenere e la mano palpitante della Vergine accarezza il piccolo capo;
nasce al chiarore di una stella, i suoi occhi vedono già il martirio
ed il suono della sua voce teandrica è una risonanza di gaudio infinito;
reca con sé la pace,
insegna agli uomini a riuscire nell’intento di ricostruzione morale per salvarsi.
Chi avrà fede in Lui godrà il premio.
I martiri avranno la loro aureola,
i traditori la pena inflitta dai loro stessi rimorsi.
La piccola campana suonerà nuovamente a festa.
Deborah Cotrufo