Il rispetto di Se’ dovrebbe essere il punto di partenza per coloro che vogliono cambiare vita radicalmente.
Ci sono persone che hanno avuto la Grazia (perchè di Grazia si tratta) di cambiare totalmente il loro modo di essere, di passare da una situazione di disordine e insoddisfazione ad una ben più elevata che li ha resi se non proprio felici e scoppiettanti di gioia quantomeno armoniosi e sereni.
Certo, si fa presto a parlare quando si arriva alla mia età dopo esser stati sballottati a destra e a manca ed essere perciò arrivati alla conclusione che non c’è cibo migliore di quello dello spirito, nè bevanda migliore di quella che ci lascia esattamente come ci ha trovato e che ogni occupazione, per quanto umile, va bene per guadagnarsi il pane…
Per un ragazzo o una ragazza è più difficile accettare la briglia. Far loro capire che ingurgitare o fumare di tutto non è propriamente rispettare Se’ stessi. Che il denaro non viene prima della dignità o del rispetto degli altri. Che l’onestà non è una zavorra ma un valore unico nella vita.
Scrivo Se’ con la maiuscola non a caso. Rispettare il proprio corpo spesso vuol dire anche rispettare il proprio Spirito. Chi si butta via in una notte non sarà in grado poi di ritrovarsi per parecchio tempo.
Sbagliare è umano ed è facile. Non c’è nulla di più facile (e a volte anche divertente) di sbagliare. E’ la conseguenza dell’errore che reca sofferenza, non l’errore stesso. Quello in se’ non è pericoloso. Fumare uno spinello non è la fine del mondo, lo è però la sensazione di facilità nel trasgredire che ne consegue. Se ogni volta che i ragazzi che assumono psicofarmaci e alcool per sballarsi, o che fumano o sniffano, si sentissero male seriamente… credete che continuerebbero a farlo? Che si divertirebbero? Il pericolo sta proprio nel fatto che il danno c’è… ma non si vede.
Quindi, il vero pericolo è nel fatto che la trasgressione nuoce sia al corpo che allo spirito, ma mentre nel corpo a volte è evidente fin da subito (il malessere del giorno dopo ne è il segno), nello spirito questo non si evidenzia se non dopo anni.
Questo mucchietto di banalità che ho appena scritto serve però ad introdurre (forse altre banalità, mah…) il discorso sul male del secolo che non attacca il corpo direttamente, ma lo fa colpendo PRIMA lo Spirito.
Un bellissimo romanzo di Oscar Wilde rappresenta magnificamente ciò che intendo con “male dello Spirito”: “Il ritratto di Dorian Gray”:
Dopo una tormentata storia d’amore con un’attrice di teatro di nome Sybilla Vane, terminata col suicidio della ragazza, Dorian, vedendo che la sua figura nel quadro invecchia ed assume spaventose smorfie tutte le volte che egli commette un atto feroce e ingiusto, come se fosse la rappresentazione della sua coscienza, nasconde il quadro in soffitta e si dà ad una vita all’insegna del piacere, sicuro che il quadro patirà le miserie della sorte al posto suo. Non rivelerà a nessuno dell’esistenza del quadro, fuorché a Hallward, che poi ucciderà in preda alla follia fomentata dalle critiche del pittore, che ritiene causa dei suoi mali in quanto creatore dell’opera. Ogni tanto, però, si reca segretamente nella soffitta per controllare e schernire il suo ritratto che invecchia giorno dopo giorno, ma che gli crea anche tanti rimorsi e timori. Finché, stanco del peso che il ritratto gli fa sentire, nella speranza di liberarsi dalla vita malvagia che stava conducendo, lacera il quadro con lo stesso coltello con cui aveva ucciso Hallward.
I suoi servi troveranno Dorian Gray morto, irriconoscibile e precocemente avvizzito, ai piedi del ritratto incontaminato, con un coltello conficcato nel cuore.
(Fonte: Wikipedia)
Ciò che Dorian fa al suo Spirito non è di immediata comprensione… solo al momento della sua morte ci si potrà rendere conto di come una vita passata alla ricerca del piacere, della felicità incontrollata senza riguardo per niente e per nessuno, possa lasciare nell’anima piaghe inguaribili e ombre di tenebra…