Fonte dell’articolo Amici Domenicani – Autore Padre Angelo Bellon op.
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Quesito
Caro Padre Angelo,
la spero bene pur in questo periodo turbolento del coronavirus. Le volevo chiedere un suo parere sul Paradiso: per prima cosa se si tratti di uno stato e non di un luogo (come mi pare sia stato recentemente detto da Papa Francesco); ma se così fosse non riesco a spiegarmi come sarà la vita eterna dopo la resurrezione dei corpi (gloriosi ma pur sempre corpi).
La seconda cosa è il confronto col paradiso musulmano, apparentemente più attraente e sicuramente più intuitivo dal punto di vista umano (ma ingiusto a mio avviso nei confronti della donna). Non riesco però a immaginarmi bene come possa essere il nostro Paradiso e se sia in qualche modo correlato al nostro vivere qui, alla pace e gioia che qui possiamo avere grazie all’aiuto del Signore (ma può essere così per tutti?) e che speriamo possa divenire stabile nell’aldilà per sempre. Quello che io immagino, pur non comprendendo bene, è una gioia grande (derivante dalla visione beatifica di Dio) e pace permanenti e non più turbate da male; la gioia di essere tutti insieme felici, a cominciare dai nostri cari, amici, dai santi e…per finire grandi viaggi nell’universo alla scoperta di quello che per ora non sappiamo sulle stelle e su altri mondi……
La saluto cordialmente in attesa di un Suo cortese riscontro.
Pietro
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. a proposito del Paradiso ti trascrivo quanto è stato pubblicato a suo tempo nel nostro sito:
“Il Paradiso, più che un luogo, è uno stato in cui si è perfettamente uniti a Dio.
All’unione con Dio si viene attrezzati attraverso il lumen gloriae, che rende proporzionati a vedere Dio (che è nell’ordine soprannaturale) e a godere di Lui.
Nel Dictionaire de Théologie catholique (XIII,1331) si legge: “In nessuna delle definizioni della Chiesa relative al Paradiso, al Purgatorio e all’Inferno si può trovare alcuna allusione a un luogo”.
È sufficiente ricordare che Dio è fuori dello spazio e del tempo e che chi entra in Paradiso entra in Dio.
2. Il paradiso rivelatosi da Gesù Cristo non ha niente a che vedere con il paradiso musulmano.
Il nostro paradiso infatti consiste nella piena comunione con Dio.
I musulmani a motivo della trascendenza di Dio non parlano del paradiso come di una comunione con Dio, ma di un prolungamento della vita materiale presente, dove è esclusa ogni sofferenza.
3. La comunione di vita e di amore con la Santissima Trinità, in paradiso si prolunga con la comunione con la Beata Vergine Maria, con gli Angeli e con tutti i Santi.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice che questa perfetta comunione “è chiamata ‘il cielo’. Il cielo è il fine ultimo dell’uomo e la realizzazione delle sue aspirazioni più profonde, lo stato di felicità suprema e definitiva” (CCC 1024).
4. È vero che il paradiso nella Sacra Scrittura talvolta viene descritto con immagini materiali, come ad esempio: “Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati” (Is 25,6).
A questo proposito il biblista padre Giuseppe Girotti commenta: “Il convito nella Bibbia e in oriente simboleggia le più squisite delizie, la felicità. I rabbini paragonavano il mondo attuale a un vestibolo che introduce alla sala del banchetto, cioè alla felicità del cielo.
In questo versetto comunemente gli autori vedono simboleggiate le delizie che i Santi gusteranno in paradiso e delle quali i fedeli hanno come un saggio nell’eucaristia”.
I teologi con una parola dicono che questo banchetto corrisponde alla visione beatifica di Dio, che è uno stato di vita cui nulla manca.
5. Giovanni Paolo II in una sua catechesi sul paradiso ha detto: “Nel quadro della Rivelazione sappiamo che il “cielo” o la “beatitudine” nella quale ci troveremo non è un’astrazione, neppure un luogo fisico tra le nubi, ma un rapporto vivo e personale con la Trinità Santa. È l’incontro con il Padre che si realizza in Cristo Risorto grazie alla comunione dello Spirito Santo” (21 luglio 1999).
6. Poi ha soggiunto: “Occorre mantenere sempre una certa sobrietà nel descrivere queste ‘realtà ultime’, giacché la loro rappresentazione rimane sempre inadeguata. Oggi il linguaggio personalistico riesce a dire meno impropriamente la situazione di felicità e di pace in cui ci stabilirà la comunione definitiva con Dio” (Ib.).
Non dobbiamo mai dimenticare ciò che ha detto San Paolo: “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano” (1 Cor 2,9).
Con l’augurio di trovarci a godere insieme dell’eternità beata, ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo