Quando trentadue anni fa ascoltai dalla bocca di un presbitero la frase “si diventa veramente cristiani solo quando si ama il nemico nella dimensione della croce”, rimasi interdetto e, dopo la catechesi, chiesi al presbitero cosa significasse: “amare il nemico nella dimensione della croce. “Noi cristiani siamo esortati ad amare il nemico fino a farci mettere in croce, proprio come Gesù”, mi disse.
Chi può essere considerato nemico nella nostra vita? La persona che ti mette in croce. In altre parole il nemico è colui che ti fa soffrire. Oggi chi ti fa soffrire? Il tuo vescovo che non ti stima? Il tuo parroco che ti umilia? Tuo marito che è sgarbato e avaro? Tua moglie che non ti rivolge mai una parola di tenerezza? Tuo padre che è autoritario? Il tuo datore di lavoro che non è mai contento di come lavori? Il tuo condomino che è invidioso di te? Il tuo professore che non ti fa mai un elogio? Tuo figlio che si droga? Il nemico è colui che si adopera con ogni mezzo a non farti vivere nella serenità e nella tranquillità. Qual è la reazione istintiva all’opera cattiva, malvagia e ipocrita del nemico nei nostri riguardi? Se non siamo ricolmi dello Spirito Santo, la reazione sarà quella della legge del taglione: occhio per occhio e dente per dente.
Il vendicarsi è proprio del pagano. La vendetta fa crescere la violenza. Come si dice: “la violenza genera altra violenza”. Il cristiano invece, dietro l’esempio di Gesù, é chiamato a non ribellarsi dinanzi alle ingiustizie che subisce nella vita quotidiana. La sostanza del cristianesimo si chiama amore. Non c’è amore dove non c’è perdono. Il cristiano è figlio di Dio solo se si fa mettere in croce dal suo nemico, rimanendo inchiodato su di essa senza imprecare e maledire. Gesù manifestò il suo amore per tutti noi, suoi nemici, proprio sulla croce. Ecco perché il centurione, vedendo Gesù morire in pace, esclamò: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio”.
Il nemico si converte al Vangelo dell’amore soprannaturale quando lo vede concretizzato in noi! Amen. Alleluia. (P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)