È vero, nel mondo dove non si adora Dio, ma il successo, il potere, il danaro, la carriera, la bellezza, c’è molta invidia. Dinanzi al successo e alla gloria degli altri si prova molta invidia. Cos’è l’invidia? È la tristezza che si prova quando l’altro va a sedersi al primo posto e a te è assegnato il secondo o l’ultimo posto. L’invidia ti porta a disprezzare e persino a calunniare chi viene stimato e messo sul piedistallo dalla gloria umana. Non c’è veleno più forte dell’invidia. Il mondo è davvero un covo di vipere. Sono cristiano e sacerdote della Chiesa di Cristo e devo riconoscere che, purtroppo, anche tra gli operai del Vangelo serpeggia la vipera dell’invidia.
Nelle comunità religiose, monastiche e parrocchiali serpeggia sempre la vipera dell’invidia. Non è detto che chi compie il bene è sempre stimato e amato nelle comunità cristiane. La serpe velenosa dell’invidia può dimorare anche tra quelli che si professano cristiani.
Sono entrato nella vita religiosa all’età di dodici anni. Quante volte sono stato morso dalla vipera dell’invidia! Confratelli religiosi che non sopportavano lo zelo e l’entusiasmo che il Signore mi dava nel lavorare nella sua vigna. E sono giunti anche a dire cose non vere su di me. Quando ero giovane, dopo ogni celebrazione eucaristica, un confratello puntualmente mi diceva: “Oggi nella tua predica sei stato inconcludente. Non è chiaro quello che tu dici. Non ti esprimi bene. Non dici cose importanti!”. Ma io non gli rispondevo perché il giudizio dei fedeli era diametralmente opposto a quello del confratello. Da parroco ho visto nella comunità parrocchiale tante vipere che dimoravano nel cuore di molti “fedeli”. Molti litigi si verificavano proprio a causa dell’invidia. Chi erano il bersaglio dell’invidia? Soprattutto i semplici, i puri di cuore, gli zelanti, i ferventi e i generosi. Qual è il peccato meno vomitato nel sacramento della Confessione? È il veleno dell’invidia. Amen. Alleluia.
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)