Il danaro non è lo sterco del diavolo. Anzi, il danaro può essere un mezzo per crescere nell’amore verso Dio e il prossimo.
Gesù aveva molti amici che erano ricchi. E li amava. Spesso andava nelle loro case come ospite. Quali ricchi GESÙ amava? Quelli che avevano accolto la sua parola: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Forse, anzi, senza forse, prima d’incontrare Gesù erano ricchi avari e superbi. Zaccheo era ricco. Lazzaro, Marta e Maria erano ricchi. Giuseppe d’Arimatea era ricco e così molti altri. Dopo l’incontro con Gesù, queste persone dividevano la loro ricchezza con i poveri. Erano persone che osservavano le leggi del Tempio, ma il loro cuore era morbosamente legato al danaro come molti sacerdoti che ufficiavano nel Tempio. Ascoltando Gesù, si erano convertiti dall’amore al dio-danaro all’amore verso il prossimo.
Non bisogna demonizzare il danaro, ma è anche vero che il suo possesso può essere un grosso pericolo per spingere l’uomo nella profondità dell’inferno. Quando il danaro diventa strumento di dannazione eterna? Quando si vive e si lavora solo per accumulare danaro, pensando che esso ci renda forti, potenti e felici. Per accumulare più danaro in banca non bisogna aiutare i poveri.
Si sa che, per il danaro, si mette da parte Dio, la fratellanza e gli affetti familiari. Si dice che Il danaro fa venire la vista ai ciechi. Ma non è vero. Il danaro invece chiude gli occhi alle realtà del cielo. Una volta una prostituta mi disse: “Iniziai il mio mestiere per dare da mangiare ai miei figli perché mio marito mi lasciò con tre figli piccoli da sfamare e miei parenti facoltosi si disinteressarono della mia situazione. Ma poi continuai a fare il mio mestiere perché guadagnavo molto”.
Ci sono alcuni ricchi che frequentano la Chiesa, ma non adorano Dio nostro Padre e Creatore, ma il dio danaro. Il loro cuore non è nel Signore, ma nel conto che hanno in banca. Amen. Alleluia.
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)