Le discussioni, le liti e le discordie sono originate sempre dalla diabolica ambizione di essere il primo in famiglia, in Chiesa e nei campi di lavoro. E cosa non si fa per essere primo nell’ambiente in cui si vive e si opera. Spesso si usano anche mezzi disonesti e violenti. San Francesco si considerava il minimo dell’Ordine e si comportava come il servo di tutti i frati, mettendo letteralmente in pratica il consiglio di Gesù: “Se uno vuole essere il primo, sia il servo di tutti”. Ecco perché il Signore, compiacendosi della sua grande umiltà, lo ha esaltato davanti agli uomini.
Quale dev’essere la tua e la mia ambizione? Quella di essere il primo nel realizzare la nostra vocazione cristiana. Qual è questa vocazione? La risposta ci viene da una piccola grande santa: Santa Teresina del Bambino Gesù la cui memoria si celebra oggi nella Chiesa. La piccola Teresa si sentiva inutile e senza ruolo nel monastero. Un giorno chiese al Signore: “Gesù, qual è la mia vocazione nella Chiesa?”. La risposta le fu donata da San Paolo, leggendo il capitolo 13 della lettera ai Corinti: la vocazione ad amare. Così, con la grazia dello Spirito Santo, diventò grande facendo le piccole cose con grande amore.
Il matrimonio rimane in piedi quando i coniugi si dicono l’uno all’altra: “Sono il tuo servo”. La famiglia rimane unita nell’amore quando i genitori diventano servi dei figli e questi servi dei genitori. La parrocchia diventa un luogo di amore quando il parroco diventa servo della comunità e i parrocchiani servi della chiesa.
La parrocchia è chiamata a dare i segni della fede che sono l’unità e l’amore. Altrimenti diventa un covo di personalismi.
Le istituzioni pubbliche sono luoghi di promozione umana quando si serve il popolo con amore e con il sorriso sulle labbra. Se ti professi cristiano, non dire mai: “Non voglio essere servo di nessuno”.
Che l’unica tua ambizione sia quella di portare la croce del servizio con amore. Solo così diventerai famoso. Amen. Alleluia.
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)
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