Nonostante che, ovunque andasse, Gesù faceva miracoli, prodigi e guariva gli ammalati, da molti Farisei, Scribi e Sacerdoti, Egli non era ascoltato, accolto e amato. Essi lo accusavano di disobbedire alle norme e regole fatte dagli uomini. Il vero motivo, però, era che Gesù li accusava pubblicamente di ipocrisia nelle loro pratiche di pietà. Ma c’era un altro motivo: erano invidiosi nel vedere che le folle stimano e ascoltavano con interesse Gesù perché parlava con autorità e manifestava nel suo ministero un cuore compassionevole e misericordioso. Gesù fu condannato a morte di croce per invidia. L’invidia è il peccato che molti cattolici non confessano perché si rifiutano di vederlo nel proprio cuore. L’invidia è una vipera che morde velenosamente. Noi cristiani dobbiamo capire una cosa molto importante ed è questa: anche se operiamo nella carità e nella verità, non dobbiamo affatto pensare che tutti ci stimeranno e ci ameranno.
Anche oggi, nelle nostre stesse comunità cristiane, ci sono scribi, farisei e sacerdoti che, invidiosi per il bene che facciamo solo per amore, non ci amano e vanno in giro dicendo che la nostra carità è finta. Quindi non mi scrivete più o non mi dite più con indignazione che, nonostante le opere buone che facciate, non venite amati nelle vostre comunità. Bisogna capire che spesso troviamo più stima e amore tra gli atei e gli agnostici che tra i membri delle nostre comunità. E questo lo dico non per sentito dire, ma per esperienza personale. L’importante allora è agire nella verità e carità per glorificare il Signore. Il resto è paglia. Amen. Amen.
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)
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