
C’è una stanchezza fisica e una dello spirito. La stanchezza fisica è facilmente superabile. Ci vuole poco tempo per fare riposare il corpo e recuperare le energie fisiche. Una bella doccia, poche ore di sonno e un pasto sostanzioso bastano per sentirsi di nuovo in forma. Fratello corpo ha bisogno di riposo. Non bisogna maltrattato. Negli ultimi tempi della sua vita San Francesco chiedeva perdono a “fratello corpo” per averlo sottoposto a molte estenuanti fatiche e digiuni.
Purtroppo oggi si fa riposare più il corpo che lo spirito. C’è molta gente che ama “il dolce far niente” perché è posseduta dallo spirito immondo dell’accidia che i Padri del deserto chiamavano il peccato di mezzogiorno perché, quando il sole picchia, non si ha voglia di far niente. L’unica cosa che si vuole fare è stare all’ombra di un albero fino a quando non viene la frescura della sera.
Dopo un lungo cammino nel deserto, il profeta Elia, perseguitato a causa di Dio, si fermò e, stanco nello spirito, ma anche nel corpo, si mise all’ombra di un ginepro e disse: “Non voglio più vivere. Voglio morire”. Fu preso dalla stanchezza dello spirito, che oggi noi chiamiamo depressione. Il depresso è come una macchina le cui ruote sono sgonfie. Non si muove più. L’uomo depresso è paralizzato nello spirito. Si sente senza vita. È depresso perché non accetta la sua storia né passata né presente. Il depresso è come l’uomo sotto le macerie. Non respira. Ha davanti a sé la morte.
La depressione non la si sconfigge con gli psicofarmaci. Dio non abbandonò il suo servo Elia. Dio non abbandona mai chi lo serve con passione. Al Profeta Egli mandò parecchie volte un angelo che gli portò da bere e mangiare dicendogli: “Mangia e bevi, perché il cammino è lungo”. Attraverso l’acqua e il pane di Dio, Elia riacquistò le energie dello spirito e del corpo) per continuare il suo cammino di santità che, per noi cristiani, è lungo e faticoso, ma tanto bello. Senza la preghiera e l’Eucaristia è impossibile portare il giogo dell’amore. Vuoi sconfiggere la tua depressione? Accetta la tua storia. Non ribellarti. Chiedi al Signore che ti aiuti a portare la tua croce. Solo così il tuo spirito vivrà. Altrimenti sarai come un cumulo di ossa inaridite.
Amen. Alleluia. (P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)