
In un momento come questo in cui la Chiesa ha deciso attraverso la Cei di chiudere chiese, e ha vietato la Santa Messa e la Santissima Eucaristia si assiste a un paradosso, a preti chiusi dentro le chiese e a fedeli fuori che vorrebbero entrare. Si assiste a ciò che nessuno cristiano avrebbe mai immaginato, eppure ne abbiamo sentito spesso parlare attraverso la Sacra Bibbia, il terzo Segreto di Fatima ecc.
Grazie a Dio ho potuto confessarmi venerdì 6 marzo del 2020, l’ultima Santa Messa è l’ultima Comunione è stata per me quella di domenica 8 marzo 2020. Già domenica sera nella tarda serata è stata diffusa la notizia che nessun cristiano avrebbe voluto mai sentire.
Nei primi giorni dopo questa notizia ho vissuto la perdita, mi sono sentito un’orfano, per me era come aver perso una persona cara. Ancora in questi giorni, mentre mi incammino per andare a lavoro con mascherina in faccia e tutte le precauzioni e le prescrizioni del Decreto immagino quel tabernacolo tutto solo, abbandonato da tutti.
In questi giorni stiamo sperimentando cosa si prova a voler professare la nostra fede e non poterla mettere in pratica, non poterci unire a Gesù non solo spiritualmente, ma davanti al suo tabernacolo, si assiste inoltre all’atteggiamento di alcuni che non vogliono sentire pareri diversi dal coro, dalle decisioni prese dalla Cei.
Eppure il Papa si è già espresso, ha detto infatti in tema di Coranavirus che le misure drastiche non sono buone e ha disposto che tutte le Chiese riaprono a Roma.
Un piccolo passo che ha creato un nuovo spiraglio, una nuova luce, la luce che solo il mio Gesù può darmi. Non sono un pazzo, non credo alla bacchetta magica, a alla pozione miracolosa, credo nell’opera salvifica di Gesù e della Santissima Eucaristia. Sono un semplice uomo, ultimo tra gli ultimi, che ha fede, e di questa fede ha fatto la base della sua vita.