Fonte dell’articolo Amici Domenicani – Autore Padre Angelo Bellon op.
Buongiorno
io proseguo nel mio cammino di fede andando quotidianamente a Messa, pregando (solo un) Rosario e compiendo piccole opere di bene.
Tuttavia non riesco a liberarmi di quei peccati che mi trascino dall’età adolescenziale: lussuria, gola e ira. Pur andando a confessarmi ogni volta che li commetto, non riesco a trovare la forza per smettere di farli. “Forzare con più energia la volontà” è stato l’ultimo suggerimento, ma ci sono ancora caduto.
Le domando: devo imparare a convivere con essi e confessarli, seriamente pentito, non appena li commetto o posso adottare un “sistema preventivo” efficace? E se si, quale?
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. mi chiedi un metodo preventivo.
Istintivamente ho pensato a San Giovanni Bosco che è stato l’escogitatore del metodo preventivo nell’educazione dei giovani.
Ho preso in mano un libretto da lui stesso composto, intitolato Il giovane provveduto.
Ho trovato un capitoletto dedicato alla purezza.
Qui don Bosco ha scritto quanto ha ricavato dalla sua esperienza pastorale. Quanti giovani è riuscito a portare alla purezza e ad una vita santa!
2. Oggi la purezza è insidiata con mezzi ancor più prepotenti che nel XIX secolo.
C’è la pornografia a portata di dita, come hanno detto i Vescovi statunitensi in un documento che ho riportato in altre risposte.
C’è l’educazione sessuale che in se stessa sarebbe un’ottima cosa, ma che molto spesso viene ridotta alla presentazione dei vari metodi contraccettivi, passandoli tra l’altro come una cosa scontata e innocua, sulla quale non ci sarebbe nulla da dire.
3. Il capitoletto di don Bosco che allego in questa risposta andrebbe commentato e in alcune parti anche ritradotto, soprattutto nell’ultima dove il tema della presenza di Dio, che di per sé è molto bello ed è fondamentale come emerge da Gn 17,1, viene calcato, talvolta anche in maniera imprecisa sotto il profilo scritturistico, con la sottolineatura del timore di Dio, come era in uso nella predicazione ottocentesca.
Lo presento così come si legge. Offre molti spunti validi.
In ogni caso vale come documentazione storica per conoscere quello che don Bosco proponeva ai giovani del XIX secolo.
4. Ecco dunque che cosa ha scritto: “Per conservare la bella virtù
Ogni virtù nei giovinetti è un prezioso ornamento, che li rende cari a Dio ed agli uomini. Ma la virtù regina, la virtù angelica, la santa purità è un tesoro di tal pregio, che i giovanetti i quali la possiedono, diventano simili agli Angeli di Dio nel Cielo, sebbene siano ancora mortali sopra la terra: Erunt sicut Angeli Dei in caelo (saranno come Angeli in celo), sono parole del Salvatore.
Questa virtù è come il centro intorno a cui si raccolgono e si conservano tutti i beni, e se per disgrazia si perde, tutte le altre virtù sono perdute Venérunt autem mihi ómnia bona pariter cum illa (tutti i beni mi sono venuti parimenti insieme con essa), dice il Signore.
Ma questa virtù, o giovani, che fa di voi altrettanti Angeli del Cielo, questa virtù che tanto piace a Gesù ed a Maria, è sommamente insidiata dal nemico delle anime che suole darvi gagliardi assalti per farveli perdere, o per indurvi almeno a macchiarla.
Per questo motivo io vi suggerisco alcune regole, o armi spirituali, con cui riuscirete certamente a conservarla e a respingere il nemico tentatore.
L’arma principale è la ritiratezza. La purità è un diamante di gran valore; or se uno si espone con un tesoro in vista del ladro, corre grave rischio di essere assassinato. San Gregorio Magno dichiara che vuol essere derubato chi porta pubblicamente un tesoro per istrada.
Alla ritiratezza aggiungete la frequenza della Confessione sincera, la frequenza della Comunione divota, e la fuga di coloro che colle opere e coi discorsi mostrano di non apprezzare questa virtù.
A fine poi di prevenire gli assalti del demonio, richiamatevi alla mente l’avviso del Salvatore che dice: Questo genere di demoni, ossia le tentazioni contro la purezza non si vincono se non col digiuno e colla preghiera.
Col digiuno, ossia colla mortificazione dei sensi, tenendo a freno gli occhi, la gola, fuggendo l’ozio, non dando al corpo se non il riposo strettamente necessario.
Gesù Cristo poi raccomanda di ricorre e all’orazione, ma all’orazione fervorosa piena di fede, non cessando di pregare sin a tanto che non sia cacciata la tentazione.
Avete poi delle armi formidabili nelle giaculatorie, nell’invocare cioè i santi nomi di Gesù, di Giuseppe e di Maria. Dite poi tanto con frequenza: Gesù mio, misericordia, Gesù, salvatemi. Maria concepita senza peccato, pregate per me che ricorro a voi. Maria Aiuto dei Cristiani, pregate per me. Dolce Cuore di Maria, siate la salvezza mia. Sacro Cuore del mio Gesù, non vi voglio offender più.
Giova pure baciare il santo Crocifisso, la medaglia o l’abitino della Beata Vergine.
Ma se tutte queste armi non bastassero ad allontanare la maligna tentazione, allora ricorrete all’arma invincibile che è la presenza di Dio.
Siamo nelle mani di Dio che tutto vede, che è padrone assoluto della nostra vita e può farci morir in un momento. E noi ardiremo di offenderlo in sua presenza? Il patriarca Giuseppe essendo schiavo in Egitto, tentato a commettere un’azione nefanda rispose tosto a chi lo insidiava: Come posso io commettere questo male alla presenza del mio Signore? E voi aggiungete ancora: Come posso mai lasciarmi indurre a commetter questo peccato alla presenza di Dio, del mio Creatore, del mio Salvatore, di quel Dio che in un istante può privarmi della vita, come fece al primo che commise questo genere di peccati? Alla presenza di quel Dio che nell’atto stesso ch’io l’offendo può mandarmi alle pene eterne dell’inferno?
Quanto a me, credo impossibile che in tali tentazioni e pericoli resti vinto chi ricorre al pensiero della presenza di Dio” (Il giovane provveduto, pp. 26-28).
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo