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L’episodio del barista che a Lodi spara e uccide con un colpo alla schiena chi è entrato a rubare, getta benzina su quando e come sia giusta la legittima difesa. Ascolti tutte le campane e capisci quanto sia difficile giudicare bene pur partendo dalla certezza che, in ogni caso, uccidere chi ruba è andare di molto oltre la legge del taglione: quella del dente per dente, quella che ha come orizzonte il risarcimento e non la semplice ritorsione.
È invece facilissimo da deprecare lo sciacallaggio politico, mettere il proprio cappello sul sangue altrui. Penso a personaggi grandi e piccoli della politica che si avventano sulle tragedie non per rubare vestiti e gioielli ma per fare di quei poveri drammi, il podio e la cattedra della peggiore demagogia nazionale. Non penso a un nome solo (anzi a un cognome) perché gli eroi della televisioni, dei microfoni e delle tastiere sono molti. Sui social usano nick improbabili e si sentono i salvatori dell’umanità. Persone cui nella vita reale non chiederesti mai un aiuto, quando hanno un po’ di visibilità sanno tutto e risolvono senza batter ciglio problemi nazionali e internazionali complessissimi. Perfetti pianificatori delle vite degli altri, ti fanno sospettare che la vita propria non l’abbiano mai davvero affrontata sul serio.