Se non era per le polemiche non se ne accorgeva nessuno. Che, l’altro giorno, qualcuno aveva messo l’elmetto a Papa Giovanni. Il 12 settembre, con decreto della Congregazione per il culto divino – quella capeggiata dal cardinal Sarah – San Giovanni XXIII è stato nominato patrono dell’esercito italiano. È come se Madre Teresa di Calcutta venisse nominata patrona della borsa di Milano o san Francesco d’Assisi patrono dei mattatoi o dei cacciatori.
Operazioni ‘cosmetiche’
Si capisce che le autorità delle forze armate tentino operazioni cosmetiche simili a quelle delle banche quando istituiscono le loro fondazioni benefiche, ma non si capisce come uomini di Chiesa navigati (o che tali dovrebbero essere) cadano in queste trappole. Per fortuna si sono levate forti e chiare le proteste di Pax Christi o della Comunità Papa Giovanni, la straordinaria associazione fondata da don Oreste Benzi. L’elenco degli indignati è lungo ma più eloquente di tutti suona la netta presa di distanza della “non dichiarazione” di Bassetti, il nuovo presidente della CEI. «È una questione su cui non voglio entrare – ha detto poche ore prima dell’evento – perché purtroppo ne sono stato informato questa mattina.».
“Un fatto indegno nella memoria del Papa”
Che qualcosa non abbia funzionato almeno a livello di comunicazione è certo visto che Ricchiuti, vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti (Bari) nonché presidente di Pax Christi, ha definito questa proclamazione un fatto indegno della memoria del Papa della Tenerezza, aggiungendo in un colloquio con l’Ansa: “Quello che più ci rammarica è che questa decisione è stata assunta senza che se ne sapesse nulla. Ho contattato molti vescovi e tutti mi hanno detto la stessa cosa, hanno condiviso con me la contrarietà. Non è bello questo modo di fare. Siamo dispiaciuti, amareggiati».
Si può ancora rimediare
Forse, una volta tanto, le polemiche possono essere costruttive e servire a rimediare a degli errori. Perché il decreto di una congregazione – che non è una bolla pontificia – non è certo un dogma di fede e così come si può fare si può anche disfare.
I motivi per tornare indietro
Ragioni per tornare sui propri passi ce ne sono un’infinità: dalla moderna riflessione sulla bontà degli eserciti a quella sull’opportunità di distribuire patenti di patrocinio ai santi: e, in ogni caso, non si capisce per quale motivo un pontefice, la cui missione è per definizione universale, debba essere costretto dentro le solite, anguste e misere questioni dei nostrani cortili. Perché è vero che i cacciatori un patrono ce l’hanno ma si chiama Sant’Uberto, è del 655 e ha dietro una bella leggenda pittoresca. Quella che racconta di un signorotto che mentre si dilettava nella caccia venne convertito alla santità dal cervo che stava per uccidere. Invece Giuseppe Roncalli, come accadeva a quei tempi, venne chiamato a fare il cappellano militare durante la prima guerra mondiale, quella che Benedetto XVI definì “l’inutile strage”. Che quindi sarebbe il patrono di una tale “inutilità”.
Tratto da Agi – Agenzia giornalistica Italia