
Fonte dell’articolo Amici Domenicani – Autore Padre Angelo Bellon op.
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Quesito
buon giorno,
per caso sono capitata nel vostro sito. Ero alla ricerca di alcune risposte che ora vi pongo, ringraziandovi già da ora per quello che fate, soprattutto oggi che ormai la fede si sta perdendo.
Al catechismo di mio nipote si è stravolto le Sacre Scritture. Hanno fatto alcune domande ai genitori dei bambini che quest’anno faranno la prima comunione.
Una di queste era, quanti erano i magi arrivati a Betlemme? E chi erano? Magi o Re? E tutti hanno risposto che erano dei studiosi delle stelle e che erano dei maghi, la maestra gli ha detto che è tutto sbagliato, i magi erano re ed erano tantissimi, infatti suggeriva che nel presepe sarebbe più opportuno mettere tante statuine di magi magari tagliandone la corona.
La domanda mia è questa: chi erano i magi?
Poi parlando della via Crucis, ha spiegato che Gesù non ha portato la Croce, che non è mai caduto, che tutto era una farsa per far capire alla gente che lui portava i peccati del mondo su di sé.
Qual’è la verità o presunta verità?
In attesa di una spiegazione, anche se si parla poi di ipotesi perché non sappiamo se tutto quello che è scritto, sia vero, ma non sappiamo neanche il contrario, qui è una questione di fede, e non capisco perchè oggi ai bambini si deve insegnare ad avere così tanti dubbi, mio nipote ora è confuso perchè io nei suoi 10 anni gli ho insegnato e spiegato ciò che la chiesa un tempo aveva insegnato a me.
Un saluto e grazie per tutte le spiegazioni che date arrivando anche a chi non ha molta cultura su questo tema.
Risposta
Carissima,
1. ti riporto sui Magi quanto ha scritto il padre M-J. Lagrange, fondatore della Scuola Biblica di Gerusalemme.
La sua è certamente una voce autorevole.
Ecco le sue testuali parole: “Chi erano questi magi? Gli antichi e specialmente gli occidentali li hanno considerati come sacerdoti della religione persiana. È il senso ufficiale della parola, ma tale espressione si usava anche per designare gli astronomi, un po’ anche astrologi, perché in oriente, se si astrae dalla grande scuola di astronomia di Alessandria, non si badava alle stelle e ai pianeti sopra tutto se non per penetrare il destino dei bambini nati sotto questa o quella influenza. La cattiva fama di cui godevano gli astrologhi ha potuto indurre i padri della chiesa a vedere nei magi dell’evangelo sacerdoti persiani. Ma la Persia non è precisamente a oriente della Palestina e i padri che trassero la loro origine dalla terra santa, san Giustino (2° secolo), e sant’Epifanio (4° secolo) fanno venire i magi dall’Oriente, cioè dal paese posto al di là del Giordano, dall’Arabia, il che è bene indicato dalla natura dei loro regali. Questi stessi regali hanno fatto credere a Tertulliano che fossero re perchè il salmo LXXI rappresentava i re degli Arabi e di Saba in atto di portare doni al Messia. La tradizione popolare aggiunge uno splendido equipaggio e li nomina Melchiorre, Gasparre e Baldassare rappresentanti rispettivamente dei Semiti, degli altri di razza bianca e dei negri.
Basta che noi ci rappresentiamo alcuni uomini gravi, occupati dello studio del cielo, bramosi di leggervi l’avvenire e specialmente preoccupati della venuta di un gran re aspettato in quel tempo dagli Ebrei. Gli Ebrei erano, fin da quel tempo molto numerosi in Arabia, dove facevano conoscere le loro speranze e dove era viva forse quella profezia di Balaam del profeta del paese di Moab che aveva annunziato che una stella sarebbe uscita da Giacobbe e uno scettro si sarebbe innalzato da Israele (Nm 24,17). Dai giorni del veggente contemporaneo di Mosè, le vaghe speranze di un gran regno si erano mantenute vivaci. Esse erano anche diffuse in tutto il mondo antico. Il levare di un astro e la venuta di un re erano congiunti nell’opinione pubblica e il primo si riteneva pronostico della seconda. Ora i magi avevano visto levarsi in oriente un astro nuovo, verosimilmente una cometa. Tutti credevano per certo esser quello il presagio di un regno glorioso. I magi pensarono al futuro re degli Ebrei, di cui da loro si narravano cose tanto gloriose. Pensando dunque che egli fosse nato, se ne vennero a Gerusalemme nella città santa del giudaismo, e, poco al corrente delle circostanze e in particolare della feroce gelosia di Erode manifestatasi persino contro i propri figliuoli, senza ambagi espressero la loro intenzione d’andare a rendere omaggio al neonato quando fosse loro indicato il luogo della nascita. Nessuno degli abitanti di quella terra privilegiata avrebbe dovuto ignorarlo” (L’Evangelo di Gesù Cristo, pp. 38-39).
2. Un altro grande biblista, Giuseppe Ricciotti, scrive: “Matteo non dice quanti fossero i Magi venuti; la tradizione popolare tardiva li credette più o meno numerosi, da un minimo di due a un massimo di una dozzina, ma con preferenza del numero tre suggerito certamente dai tre doni ch’essi offrirono: di questi tre, già da prima del secolo IX, si seppero anche i nomi, Gaspare, Melchiore e Baldassare” (Vita di Gesù Cristo, §. 253).
3. Sulle cadute di Gesù lungo la Via crucis i Vangeli non dicono nulla.
È stata la pietà popolare a parlare di tre cadute, le quali sono verosimili, vista la condizione di assoluta prostrazione di Gesù, ormai privo di forze dopo la flagellazione.
Ecco che cosa scrive al riguardo Giuseppe Ricciotti: “§. 604. Partito dall’Antonia, il corteo avanzava con lentezza lungo le vie affollate della città festante. Molti di coloro che avevano formato la turba vociante davanti al pretorio, dovevano essere tornati alle loro case per fare i preparativi della cena pasquale: i Sinedriti, non avendo più bisogno delle loro grida, li avevano rimandati liberi. Tuttavia parecchi maggiorenti seguirono il corteo, per esser sicuri che tutto procedesse bene e si venisse una buona volta alla conclusione finale. I lazzi e i sarcasmi che la plebaglia riserbava ai condannati non mancarono certamente lungo la strada, ma i ludibri più squisitamente feroci furono indirizzati a colui che il gesto sprezzante dei maggiorenti additava a preferenza alla ferocia del volgo: il Rabbi galileo, molto più che i due ladroni, era degno di quegli oscenidileggi.
Gesù, caricato del palo trasversale, camminava a stento. Si era sul mezzogiorno, e da prima della mezzanotte egli era passato attraverso un’incessante serie di prove fisiche e orali d’incomparabile violenza: prima l’amoroso e doloroso congedo dagli Apostoli nel cenacolo, poi il Gethsemani, quindi l’arresto, il processo davanti al Sinedrio, i ludibri in casa di Caifa, il processo davanti a Pilato, infine la spaventosa flagellazione, gli avevano tolto ogni residuo di forze. Sotto il peso della trave egli vacillava, incespicava ad ogni passo, poteva stramazzare da un momento all’altro per non rialzarsi più. Il centurione che comandava la scorta s’impensierì di questo fatto, il quale poteva far sì che il compito a lui affidato o non fosse condotto a termine oppure subisse un ritardo enorme che gli sarebbe stato rimproverato. E allora ricorse al ripiego della «requisizione», che già conosciamo
Si trovò a passare a caso di là un certo Simone di Cirene che Marco ama segnalare ama segnalare ai suoi lettori di Roma come padre di Alessandro e di Rufo; veniva egli dalla campagna, ove certamente era stato a lavorare, ed era indirizzato a casa sua; ma il centurione, data la necessità, lo «requisì» e gli comandò di portare il palo che Gesù non poteva più portare. Nulla c’induce a credere che questo Simone conoscesse Gesù o gli fosse discepolo, e quindi l’ordine ricevuto dovette essere tutt’altro che gradito al «requisito» : se però suo figlio Rufo diventò più tardi persona insigne nella cristianità di Roma e se la stessa moglie di Simone fu chiamata da Paolo per venerazione col nome di madre, si può concludere che il servizio prestato a malincuore a Gesù produsse, in maniera a noi sconosciuta, ottimi effetti” (Vita di Gesù Cristo, §. 604).
Ecco quanto di certo noi sappiamo dai Vangeli.
4. Infine un’annotazione su quanto hai scritto: “anche se si parla poi di ipotesi perché non sappiamo se tutto quello che è scritto, sia vero”.
Carissima, noi sappiamo per fede che l’Autore principale delle Sacre Scritture, come dei Vangeli, è lo Spirito Santo.
Su quanto ci è riferito dobbiamo essere assolutamente certi perché mai e poi mai Colui che Gesù definisce lo Spirito della Verità (Gv 15,26) può dirci qualche cosa di falso.
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo