Fonte dell’articolo Amici Domenicani – Autore Padre Angelo Bellon op.
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Quesito
Caro Padre,
ci importerebbe di Dio in un mondo dove non ci fosse morte?
Certi di una perpetua vita terrena (se nessuna malattia, decadimento fisico o infausto evento) potesse minarla… pregheremmo ugualmente? Costruiremmo chiese per i riti e le celebrazioni?
Questa è la mia difficoltà nel credere: se anche Dio esistesse, ammetto che il mio non sarebbe “amore disinteressato” nei suoi confronti….
Mi sembrerebbe di prenderlo in giro…
C’è una ragione per credere, che non sia la paura della morte?
A. Sol
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. c’è del vero in quanto osservi.
Il nostro amore per Dio indubbiamente è un amore interessato, perché Dio è tutto il nostro bene.
2. Tuttavia quando si conosce veramente Dio, si comprende che è amabile sopra ogni cosa e per se stesso, aldilà di ogni nostro interesse personale.
3. Pertanto, se l’amore per Dio nasce dal motivo interessato, non significa perciò stesso che si esaurisca solo in questo.
Anche tra due innamorati succede la stessa cosa: inizialmente si attraggono l’un l’altro e sentono di essere l’uno il bene dell’altro.
Ma poi, maturando il rapporto, ci si accorge che l’altro è degno di essere amato per se stesso.
4. Un grande teologo domenicano dei secoli passati, A. Massoulié, diceva che “non dobbiamo ingannarci figurandoci che questi due amori siano contrari” (Trattato dell’Amore di Dio, I, 8).
Infatti per sua natura “la speranza cristiana, che è l’amore di Dio considerato come nostro sommo bene, ci conduce all’amore di Dio per se stesso. Questi due amori sono inseparabili” (Ib.).
5. San Tommaso dice che sotto il profilo naturale com’è la parte ama il tutto più di se stessa perché sussiste in esso e in funzione di esso, così anche l’uomo è inclinato per natura ad amare Dio sopra ogni cosa e più di se stesso: “Nelle cose naturali tutto ciò che appartiene essenzialmente e totalmente a un’altra realtà ha maggiore inclinazione verso la realtà cui appartiene che verso se stesso… Così vediamo che naturalmente la parte espone se stessa per la conservazione del tutto: la mano, per esempio, senza previa deliberazione, si espone al colpo per salvare tutto l’organismo. Ora, poiché la ragione imita la natura, noi troviamo questa inclinazione anche nelle virtù civili: il buon cittadino infatti si espone al pericolo di morte per la salvezza di tutta la città…
Poiché dunque Dio è il bene universale,… ne segue che anche naturalmente l’angelo e l’uomo amano Dio prima e più di se stessi. Diversamente, se cioè amassero per natura più se stessi che Dio, ne seguirebbe che la dilezione naturale sarebbe perversa; essa perciò non sarebbe perfezionata ma distrutta dalla carità” (Somma teologica, I, 60, 5).
6. Nello stesso tempo però San Tommaso riconosce che l’inclinazione naturale che ci porta ad amare Dio sopra tutto e con amore disinteressato è senza dubbio diminuita in noi dalle conseguenze del peccato originale e dai peccati personali: “L’uomo riceve dalla natura l’inclinazione alla virtù… Ma questa stessa naturale inclinazione alla virtù è diminuita dal peccato” (Ib.,I-II, 85, 1).
7. Per questo nello stato attuale tale inclinazione non arriva a farci amare efficacemente Dio sopra tutte le cose e a farci osservare tutta la legge naturale “a meno che non venga sanata dalla grazia” (Ib.,I-II, 109, 3).
Questa affermazione viene ampiamente testimoniata dalla vita dei santi e soprattutto dei martiri, che per amore del Signore sono stati pronti a rinunciare alla propria vita.
Anche la nostra esperienza personale l’attesta, in particolare quando si cresce nella conoscenza e nell’amore del Signore. E allora che si comprende che Dio è degno di essere amato sopra ogni cosa e per se stesso e che vale la pena che si viva per lui.
Con l’augurio che la tua comunione con Dio cresca sempre di più e che giunga a comprendere che vale la pena di vivere solo per Lui, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo