
Fonte dell’articolo mauroleonardi.it
Abbiamo raccontato al mondo di aver vinto gli europei perché eravamo un gruppo di amici ma ora Kylian Mbappè dice che non è così: nel calcio, per vincere, non c’è bisogno di uscire a cena la sera.
L’attaccante francesce, che pare voglia lasciare il PSG per trasferirsi al Real Madrid, ha rilasciato alcune dichiarazioni all’Equipe levandosi qualche sassolino. “Fin da piccolissimo sono sempre stato negli spogliatoi, ad ascoltare discorsi tattici e punti di vista diversi, perché il calcio è fatto di punti di vista diversi. Ho imparato ad avere tolleranza e penso che mi abbia aiutato. Una squadra di calcio non è un gruppo di amici. Non devi cenare con i tuoi compagni di squadra ogni sera per vincere”.
Parlare del proprio ambiente di lavoro come di “una famiglia” o di un gruppo di amici è una cosa bella se ci si ricorda di mantenere il senso delle proporzioni. Se non accade significa che non si ha veramente idea di cosa siano l’amicizia o la famiglia. La corretta relazionalità lavorativa è qualcosa di diverso dal rapporto amicale. Un conto è dire che per lavorare bene ci vogliono correttezza, sincerità, lealtà, chiarezza nei rapporti e condivisione negli obiettivi, altra cosa è affermare “in questo ufficio siamo tutti amici”. Non è così, non lo può essere e non lo deve essere. Quest’ultima affermazione può sembrare esagerata ma, se pensiamo a cosa accade in un ambiente di lavoro quando tra qualcuno dei membri ci sono relazioni particolari – fratelli, compagni, mariti e mogli, particolari amicizie – credo sia semplice riconoscere la verità di queste parole. L’amicizia è l’essenza dell’amore e moltissime persone non la conoscono. Sarebbe stranissimo che undici ragazzi dai piedi buoni fossero per miracolo “amici”. Gesù Cristo ha chiamato “amici” i dodici apostoli durante l’Ultima Cena. Sappiamo quanto gli è costato.
L’attaccante francesce, che pare voglia lasciare il PSG per trasferirsi al Real Madrid, ha rilasciato alcune dichiarazioni all’Equipe levandosi qualche sassolino. “Fin da piccolissimo sono sempre stato negli spogliatoi, ad ascoltare discorsi tattici e punti di vista diversi, perché il calcio è fatto di punti di vista diversi. Ho imparato ad avere tolleranza e penso che mi abbia aiutato. Una squadra di calcio non è un gruppo di amici. Non devi cenare con i tuoi compagni di squadra ogni sera per vincere”.
Parlare del proprio ambiente di lavoro come di “una famiglia” o di un gruppo di amici è una cosa bella se ci si ricorda di mantenere il senso delle proporzioni. Se non accade significa che non si ha veramente idea di cosa siano l’amicizia o la famiglia. La corretta relazionalità lavorativa è qualcosa di diverso dal rapporto amicale. Un conto è dire che per lavorare bene ci vogliono correttezza, sincerità, lealtà, chiarezza nei rapporti e condivisione negli obiettivi, altra cosa è affermare “in questo ufficio siamo tutti amici”. Non è così, non lo può essere e non lo deve essere. Quest’ultima affermazione può sembrare esagerata ma, se pensiamo a cosa accade in un ambiente di lavoro quando tra qualcuno dei membri ci sono relazioni particolari – fratelli, compagni, mariti e mogli, particolari amicizie – credo sia semplice riconoscere la verità di queste parole. L’amicizia è l’essenza dell’amore e moltissime persone non la conoscono. Sarebbe stranissimo che undici ragazzi dai piedi buoni fossero per miracolo “amici”. Gesù Cristo ha chiamato “amici” i dodici apostoli durante l’Ultima Cena. Sappiamo quanto gli è costato.