
Fonte dell’articolo mauroleonardi.it
Pochi giorni fa la Chiesa ha celebrato san Bonaventura il cui influsso sul movimento francescano fu così profondo da essere considerato “il secondo fondatore” dei frati minori. Tra le sue opere più importanti ce ne fu una che, appunto, sebbene venga narrata come decisamente positiva presenta risvolti che la nostra sensibilità giudica per lo meno sconcertanti. Mi sto riferendo alla Legenda Maior, la biografia ufficiale di San Francesco, che san Bonaventura scrisse ordinando, allo stesso tempo, che venissero distrutte tutte le altre biografie redatte fino a quel momento comprese le tre di Tommaso Celano, che aveva conosciuto il Santo di Assisi di persona dedicandogli ben tre opere mano a mano che veniva a conoscere altri particolari, o altre che venivano attribuite ai confratelli più intimi di Francesco, come la Leggenda dei tre compagni.
Chiunque oggi avrebbe tenuto l’intero storico delle redazioni. Ma, appunto, avere “sensibilità storica” significa essere convinti che il nostro modo di pensare non è l’unico né il migliore e, soprattutto, in genere, non è quello di chi ci ha preceduto. In ogni caso abbiamo la possibilità di fare questi discorsi e questi confronti perché, grazie al Cielo, l’ordine di San Bonaventura e del Capitolo Generale venne disatteso da un certo numero di frati che, consapevoli del principio per cui nel cristianesimo la ragione ultima del proprio agire è la coscienza personale, non distrussero i libri a loro disposizione ma li nascosero conservandoli per tempi migliori. Che arrivarono secoli dopo quando si comprese che quel modo di agire antistorico era sbagliato