Antonio veniva a ritirare il suo pacco viveri regolarmente in Parrocchia. Era consuetudine il suo aspettare in fila, senza arroganza o prepotenza. Anzi, qualche volta, sbirciando, ho notato che faceva passare avanti qualcuno, nonostante fosse li ad attendere il suo turno da diverso tempo.
Il turno, la fila, l’attesa, non ci dovrebbe essere nella solidarietà verso gli altri. Gli infelici già attendono per tante cose e da lungo tempo, causa i nostri ritardi spesso conditi da indifferenza.
Comunque Antonio era là, in fila, ogni settimana. E ogni settimana, immancabilmente, scoprivamo, davanti alla statua della Madonna posta vicino all’entrata, una rosa infilata fra le mani di Maria. Non abbiamo la videosorveglianza, ma è stato facile scoprire che era proprio Antonio, ogni volta, a portare ed offrire quel dono semplice, carico di affetto e di amore.
Oggi Antonio non c’è più, ci ha lasciato in silenzio e dignità, richiamato ad occupare quel posto preparato per lui dall’amore di Dio nel Regno. Ho constatato dai registri che era venuto da noi 23 volte e il giorno del suo funerale, la bara era sommersa di rose. Le ho contate: 2300 !
Quello che si dona prima, si ritrova dopo … centuplicato!
Quanti Antonio incontriamo ogni giorno e spesso non ci rendiamo conto di quanta vita ci sia dietro quei volti scolpiti nel legno…
Caro Don Mauro spesso mi sono trovato a pensare alla differenza tra chi è morto facendo il bene nella sua vita, e chi invece da egoista ha pensato solo a se stesso.
Mi vengono in mente le parole in una famosa poesia di un mio compaesano “a morte è na livella”.