
Chi ha in antipatia le vacanze di Matteo Salvini a Milano Marittima con annessi e connessi, dovrebbe ricordarsi di Oscar Wilde.
In uno dei suoi fulminanti aforismi, il grande scrittore inglese aveva descritto con due secoli d’anticipo uno dei principi fondamentali della comunicazione nell’era dei social: “c’è una sola cosa al mondo peggiore del far parlare di sé, ed è il non far parlare di sé”. Frase che, nelle traduzioni italiane, spesso vede l’inserimento pleonastico dei concetti di bene e di male e diventa: “non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli”. L’idea comunque è quella: parlatene, anche male, ma parlatene.
Senza sapere forse di citare implicitamente il grande scrittore inglese, a questo concetto pensava il generale di brigata Francesco Maria Ceravolo quando l’altro giorno prendeva le distanze dal Ministro vicino alla consolle mentre le cubiste ballavano al suono dell’Inno di Mameli.
“Mi meraviglio di tutto, tranne che di Salvini – aveva dichiarato – ci ha abituato ai colpi di scena, che al popolo piacciono. Ciò che mi ha meravigliato e incuriosito invece è il peso dato da tanti giornali a questa cosa. Non fanno altro che favorire Salvini e renderlo tutto sommato simpatico, come lui vuole essere. Questo linciaggio, l’accanirsi con i titoli, non può che portare acqua al suo mulino. Vedo cecità in questi giornali”.
Ed è proprio così: i sondaggi che danno la Lega ormai quasi a sfiorare il 40% sono lì a dimostrarlo.
Il meccanismo è semplice. Prendiamo per esempio l’episodio di Salvini che non risponde al giornalista di Repubblica a proposito del figlio sulla moto d’acqua della polizia. C’è stato chi ne ha parlato in toni compiaciuti, come di una goliardata di un padre importante con il figlio e di un giornalista che viola la privacy di cui ciascuno di noi ha diritto quando è in vacanza (e infatti non per nulla Salvini ha scelto per le sue vacanze la Milano Marittima di tutti noi, non un’esclusiva isola dall’altra parte del mondo); e c’è stato chi ha condannato il tutto con grande enfasi, a volte accanendosi con titoli e rilanci. È proprio quell’esagerazione gioca a favore del vicepremier: perché il linciaggio mediatico ci rende simpatica la vittima.
Quindi, se sei contro Salvini, se, prima ancora della sua politica, non ti piace il suo modo di fare politica, la tua decisione deve essere quella di non parlarne, di non criticare il suo modo di essere suoi social perché Salvini ha mostrato a tutti come, oggi, le vere piattaforme del politico non siano quelle di Rousseau ma quelle di Facebook, Twitter e Instagram. Nemici di Salvini imparate da Salvini. Che parla solo di sé e mai degli altri: o meglio, parla degli altri solo per replicare alle critiche che gli rivolgono, e quindi per rilanciare se stesso. Come ha spiegato lo stesso Ministro dell’Interno su La7: “Gruber, attaccare Salvini non funziona!”
Tratto da AGI