Fonte dell’articolo Amici Domenicani – Autore Padre Angelo Bellon op.
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Quesito
Caro padre Angelo,
Che cosa si intende quand’è che sia il consenso parziale o imperfetto (cosa che dovrebbe rendere veniale un peccato mortale?
Nel caso dei pensieri impuri, per esempio, come si fa a capire se si è prestato il consenso pieno o parziale ad essi?
RingraziandoLa per tutto quello che fai, colgo l’occasione per augurarLe un Santo Natale e un felice anno nuovo
Daniele
Risposta
Caro Daniele,
1. il deliberato consenso costituisce un atto come volontario.
A questo proposito, in riferimento al peccato, perché è questo l’oggetto della tua richiesta, i teologi fanno alcune distinzioni.
2. Parlano innanzitutto divolontario pieno quando c’è conoscenza della gravità dell’azione e si decide di compierla.
Il peccato è grave già al momento in cui si decide di compiere una determinata azione.
In questo senso Gesù ha detto che “chi guarda una donna e la concupisce (e cioè concepisce di sedurla) ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” (Mt 5,28).
È vero che il peccato esterno vi aggiunge ulteriore gravità, perché dovendo vincere gli ostacoli conferma ulteriormente nell’affetto verso il male. Ma l’atto è già perverso nella sua formulazione psicologica.
3. Analogamente il peccato può essere grave già a livello decisionale in altri ambiti come quando si prepara il furto in tutti i particolari perché sia compiuto con successo.
È già peccato grande prima ancora di passare all’azione.
La stessa cosa detta anche per l’omicidio premeditato anche nel caso che non venisse eseguito. C’era la deliberata volontà omicida.
4. A volte invece non si decide di compiere alcuna azione impura. Ci si limita a visionare pornografia.
È vero che anche il visionare è un’azione, ed è un’azione impura, ma di per sé non estua in uno uso inappropriato della propria capacità generativa, anche se quasi sempre il collegamento è strettissimo. Questa visione è già una depravazione del corpo altrui ridotto a oggetto di desideri immondi e molto di più è depravazione e corruzione della propria vita affettiva che rimane profondamente vulnerata e inquinata.
Il Catechismo della chiesa cattolica parla in maniera inequivoca di “colpa grave” (CCC 2354).
Fin qui non vi sono problemi, tutto è chiaro.
5. Talvolta invece succede che pensieri, immaginazioni o sensazioni sopraggiungano da soli e nei confronti di essi ci si trova passivi.
Probabilmente non si tratta solo di a volte, ma del più delle volte.
Ebbene, se ad essi non si presta il consenso, si rimane a livello di tentazione.
Si tratta di atti o di moti che i moralisti chiamano “primo-primi”, in quanto vengono posti (o subiti) prima di ogni deliberazione e sono del tutto involontari. Questi moti, secondo San Tommaso non sono in nessun modo peccato (cfr. Commento alle Sentenze, II, d. 24, q. 3,2)
6. Tuttavia in pratica succede che questi pensieri o moti interiori siano insistenti e ci si trovi quasi in uno stato di assedio.
Quando sono respinti con la totalità di se stessi possono costituire occasione di merito.
A Santa Caterina da Siena talvolta i demoni si presentavano in atteggiamenti osceni e non la abbandonavano. Per quanto un simile combattimento fosse per lei umiliante e penoso, non solo non c’era colpa o ferita, ma vittoria e merito.
Ai comuni mortali non compaiono i demoni. Ma talvolta si trovano immersi in un clima impregnato di sensualità.
Chi tende alla santità si accorge che questo clima che lambisce la nostra anima non favorisce l’intima comunione con Dio, ma neanche la distrugge.
Ciò non di meno, senza costituire peccato grave, lo si riporta costantemente in confessione per prendere consapevolezza del grado della nostra reazione ed essere maggiormente pronti per le battaglie successive.
Sono oggetto di costante accusa quando si parla di confessioni solo dei peccati veniali.
7. A questo proposito scrive San Tommaso: “La volontà in certe cose ha un dominio completo, in certe altre invece in completo.
Ha un dominio completo in cui gli atti che procedono in base al comando della volontà; questi sono gli atti che seguono la deliberazione e che vengono ascritti alla ragione.
Ha invece un dominio incompleto in quegli atti che non procedono dal comando della ragione, ma tuttavia la volontà poteva impedirli in modo che soggiacciono in certo qual modo alla volontà quanto al fatto di poter essere impediti o non impediti: è così il disordine che accade in questi atti causa il carattere di peccato, tuttavia è incompleto; per cui in questi atti il peccato è lievissimo e veniale, non mortale, che è il peccato perfetto” (Ib.).
A questi atti, moti o sensazioni che non sono pienamente deliberati e imputabili, che vengono chiamati “secundo primi” vengono ricondotti anche quelli del dormiveglia.
Contraccambiando volentieri gli auguri di buone feste e di felice anno nuovo (2024) ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo